Quanto il graphic design può aiutare la comprensione dei dati scientifici?

Mai come in questo periodo storico si è resa necessaria la conoscenza di termini, prassi e dati scientifici per contrastare la pandemia mondiale da Covid-19. In questo mare magnum di informazioni e news, indaghiamo sul ruolo giocato dal graphic design.

Il grafico abbatti la curva

Un simbolo della pandemia di Coronavirus è stato il grafico “abbatti la curva” che dimostrava con chiarezza e semplicità gli effetti positivi che le buone pratiche di distanziamento e di igiene personale avrebbero provocato alla curva dei contagi.

Prima di arrivare a questo elemento grafico, le informazioni veicolate dai mass media erano numerose e confusionarie, tanto da peggiorare talvolta la situazione piuttosto che migliorarla. Abbiamo sentito parlare di fake news, di dati infondati e contraddittori così tanto che, avere un panorama univoco e dettagliato sull’emergenza, sembrava impossibile. Finché non è arrivato il cosiddetto grafico “abbatti la curva” che ha immortalato come in una fotografia il reale scenario.

L’aspetto più interessante è che l’immagine è di facile comprensione, non dà spazio a diverse interpretazioni, né lascia in un abissale dubbio chi lo guarda. È semplice e diretta, proprio come dovrebbe essere la comunicazione di dati scientifici per i non addetti ai lavori.
Arriva subito all’obiettivo: restate a casa, lavate bene le vostre mani, solo così il picco dei contagi verrà pian piano diminuito fino a diventare un flusso che si può tenere sotto controllo.

Approfondimento

Creare infografiche per catturare l'attenzione e comunicare i dati

La storia del grafico

Il grafico che tutti noi conosciamo non è stato inventato in questi ultimi mesi di emergenza sanitaria, ma come racconta Mark Wilson sul sito di Fast Company, l’immagine è stata realizzata in una sua prima forma nel 2007, all’interno di un documento preparato dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) negli Stati Uniti. Lo studio era dedicato alle misure da adottare nel caso di una imminente pandemia, attraverso forme di prevenzione come il distanziamento sociale e la chiusura dei luoghi di pubblica aggregazione.

A pagina 18 un grafico illustrava gli “Obiettivi di riduzione dei danni nella comunità” con l’indicazione di tre esiti da ottenere: ritardare il picco dell’epidemia, ridurre lo stress per gli ospedali, abbassare il numero complessivo dei casi e l’impatto sulla salute. I tre obiettivi erano accompagnati dall’illustrazione di una curva viola con una punta molto pronunciata, e una azzurra più bassa e distribuita nel tempo.

Grafico Coronavirus
Credits: CDC

Questo grafico circolò molto in quegli anni tra gli epidemiologi e gli addetti al settore, ma non ebbe un gran successo nell’opinione pubblica che vedeva il rischio di una nuova e devastante epidemia così lontana e improbabile.

La storia ci ha smentiti negli ultimi mesi e il grafico è stato rivisitato per l’occasione a fine febbraio da Rosamund Pearce che realizzò una nuova versione per un articolo dell’Economist dove spiegava l’andamento del coronavirus.

Grafico Impatto Distanziamento Sociale
Fonte: https://www.economist.com/briefing/2020/02/29/covid-19-is-now-in-50-countries-and-things-will-get-worse

I dettagli possono fare la differenza

La nuova versione del grafico attirò l’attenzione di Drew Harris, docente presso la Thomas Jefferson University (Stati Uniti). L’insegnante conosceva molto bene quel grafico e sapeva che un elemento non veniva mai preso in considerazione: la capacità massima del settore sanitario.

Come poter rendere questo aspetto importante e graficamente visibile?
A volta basta davvero poco, come il dettaglio di una linea tratteggiata inserita da Harris all’interno del grafico per indicare la soglia dei contagi oltre la quale gli ospedali collassano. A Fast Company, Harris ha spiegato che: “A quanto pare, quella modifica fece la differenza”.

Grafico Curva Coronavirus
Credits: Twitter Drew Harris

Harris pubblicò questa versione aggiornata su Twitter: in breve tempo l’immagine diventa virale, con migliaia di condivisioni e nuove versioni graficamente più chiare, ma sempre ispirate a quella dell’insegnante della Jefferson University.

Il grafico diventa una GIF

Abbatti la curva” diventa una GIF ancora più chiara e divulgativa grazie a Siouxsie Wiles, microbiologa neozelandese, che, collaborando con l’illustratore Toby Morris, ha realizzato una versione animata del grafico che varia a seconda dell’approccio tenuto da due personaggi. Uno di questi è scettico e sminuisce i rischi della malattia, con la curva che s’impenna e raggiunge in fretta il picco, l’altra consiglia di attuare buone pratiche come lavarsi le mani e stare a casa, determinando l’abbattimento della curva.

Il graphic design è stato un grande alleato nella comprensione e nella divulgazioni di dati scientifici in un periodo in cui è fondamentale rispettare alcune regole per la salute propria e altrui. Dalle immagini più istituzionali, ai grafici rudimentali, fino ad arrivare a GIF animate, il lavoro della grafica è stato fondamentale.

Dare un volto al Coronavirus

Il ruolo del graphic design nell’emergenza Covid-19, non finisce qui. Sappiamo che il virus è stato definito “nemico invisibile”, non solo perché non possiamo vederlo ad occhio nudo, ma anche perché non è possibile fotografarlo, dato le sue minuscole dimensioni, neanche grazie ad un microscopio. È qui che la grafica e l’illustrazione scende in campo, per dare un “volto” al Coronavirus.

Molte delle immagini che rappresentano queste tipologie di virus sono realizzate da esperti di grafica digitale e vendute, o messe a disposizione gratuitamente, da siti come Adobe Stock Photos, Shutterstock e Pixabay.

C’è però un’immagine più “scientifica” delle altre: quella realizzata alla fine di gennaio da Alissa Eckert e Dan Higgins, illustratori che lavorano per i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il più importante organo di controllo sulla sanità pubblica americana.

Covid 19 CDC - Claudio Troisi Graphic Designer
L’immagine del SARS-CoV-2 realizzata dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti

Un articolo del New York Times spiega come è stata condotta la ricerca sui coronavirus da Eckert e Higgins per realizzare un’immagine chiara ed esaustiva. Si sono affidati al RCSB Protein Data Bank, un archivio digitale ad accesso libero che raccoglie rappresentazioni delle strutture delle proteine, tra cui le tre che si trovano sulla superficie del coronavirus: le cosiddette proteine S (da spike, cioè “punta”), che aiutano il virus ad attaccarsi alle cellule umane; le proteine E (da envelope, “involucro”), che fanno entrare il virus dentro le cellule; e le proteine M (da membrane, “membrana”), che danno al virus la sua forma.

Trovate le immagini vettoriali delle strutture di queste proteine le hanno inserite nei più famosi software di grafica copiandole più volte per creare la loro immagine del coronavirus.

Una parte importante del lavoro di Eckert e Higgins è stato scegliere quali colori usare per dare una faccia al virus: le proteine S sono state colorate di rosso perché fossero più visibili al pubblico per la loro pericolosità, sono proprio loro che causano il contagio, nonostante siano le proteine M (quelle in arancione), quelle più numerose.

Il contrasto tra il rosso e il grigio e le ombre create dalle proteine S sono stati pensati per «aiutare a visualizzare la gravità della situazione e attrarre l’attenzione».

Approfondimento

La Psicologia del Colore

Il Graphic designer “scientifico”

Comunicare dati scientifici non è solo importante per gli addetti al settore ma anche per l’intera società che può trarne enormi benefici.

La comprensione di un’immagine, che avviene in circa 13 millisecondi, è rapida – almeno 20 volte più veloce rispetto a quella di un testo – è internazionale poiché non ha bisogno di essere tradotta in alcuna lingua. Per questo il ruolo della grafica è e sarà sempre importante per la divulgazione scientifica: si interfaccia con tutti, senza il bisogno di “paroloni” e teorie, resta inequivocabile e chiara nelle menti delle persone.

Da qui nasce l’esigenza di una figura professionale specifica: il graphic designer scientifico che collabora con enti pubblici o privati per produrre contenuti comunicativi di natura grafica volti alla comprensione della scienza, della medicina e della casistica.

Fonti:

La storia del grafico "abbatti la curva"

https://www.biopills.net/un-lavoro-da-biologo-il-graphic-designer-scientifico/

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Claudio Troisi
Designer. Rugbista semiserio. Amante della buona cucina e della birra artigianale. Nel lavoro, come nel rugby, vado sempre avanti, dritto verso la meta. Credo fortemente che la vita vada presa con un sorriso e ogni tanto con qualche spallata. Vivo e lavoro in terra veneta benché le opportunità mi portino in giro per l'Italia.

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