Entrare nell’ottica di cosa fa un graphic designer significa anche comprenderne il modo di lavorare e le caratteristiche che lo differenziano rispetto agli altri. Oltre alcuni punti fermi dai quali è imprescindibile partire, ogni designer ha infatti un proprio stile. E, se avete un po’ curiosato sul sito, il mio è facilmente riconoscibile.
Per questo, dopo aver spiegato cos’è un logo e qual è il processo creativo alla base di un prodotto che soddisfi il cliente, oggi voglio portarvi alla scoperta di un lavoro realizzato per un cliente, il fotografo Giulio Pugliese.
Obiettivo: spiegare come l’approccio cambi a seconda del cliente e del messaggio che vuole comunicare, pur mantenendo un’impostazione di base e uno stile chiaro e definito del designer.
Giulio Pugliese è un fotografo specializzato nel settore del wedding e del travel, e questi sono stati i punti di partenza per il mio lavoro. Ho ascoltato la storia di Giulio, per capire come rappresentare al meglio la sua attività. Fotografia, wedding e viaggi (quindi il mondo della natura) sono diventati perciò i protagonisti di quella storia che avrei dovuto racchiudere in un'unica immagine. Il logo che sarebbe dovuto nascere dalle mie ricerche e dalla mia creatività doveva esser capace di raccontare al primo sguardo Giulio Pugliese, un ragazzo dinamico e talentuoso che si è rivolto a me con un obiettivo ben preciso: trasmettere, attraverso una nuova identità visiva, professionalità e innovazione.
Primo passo: studiare il mondo dei fotografi, i loghi utilizzati, l'identità visiva più in voga tra i competitors… E allontanarsene.
In questa fase mi sono imbattuto in una scelta diffusa volta all’uso della scrittura calligrafica per presentare il nome del fotografo. In alternativa, a prevalere nei loghi fotografici, era il più semplice diaframma della macchina fotografica, così da far aver chiaro fin da subito il settore di riferimento dei professionisti in questione. Dovevo fare qualcosa di nuovo, di diverso; qualcosa che tuttavia fosse vicino alla personalità e alla professionalità di Giulio.
I paletti posti dal cliente erano pochi e molto vicini al mio stile: il logo doveva esser minimale ma nello stesso tempo elegante, innovativo ma con un occhio vigile sulla sua professionalità. Un logo che, inoltre, potesse esser fruibile sia online che nella comunicazione offline.
Niente, dunque, di banale.
Dopo la ricerca sono tornato a concentrarmi sul cliente. Chi è Giulio e cosa fa, sono diventate le domande che mi hanno accompagnato in tutto il percorso, e mi hanno aiutato a cercare risposte ad ogni passo.
L’idea è nata focalizzandomi sui due elementi principali della fotografia del mio cliente: wedding e travel.
Il wedding, un perfetto richiamo alla parte elegante, minimale e anche di ricercatezza, si incontra nel lavoro di Giulio Pugliese con il lato del travel, più selvaggio, vissuto, legato alla natura. Il wedding ancorato a colori più tenui, pastello, pronto a incontrarsi e sporcarsi con quelli della terra, legati alla natura, mostrati frequentemente attraverso i reportage fotografici in stile National Geographic, nei quali mi sono immerso.
Così sono risalito ai reportage di un tempo e il richiamo alla fotografia tradizionale mi ha fatto imbattere nell’immagine, oggi quasi dimenticata ma ancora estremamente romantica, del rullino.
L’ispirazione, a quel punto, era dietro l’angolo, direttamente collegata a una particolare figura geometrica: la spirale.
Quest’ultima nasce infatti da quella che è la sezione aurea, un concetto centrale nel design e nella fotografia, ma non solo. Le misure auree sono utilizzate ad esempio per la progettazione del Partenone, nei dipinti di Leonardo e in molte altre opere che spaziano dalla musica all’architettura, dall’arte alla natura.
Queste misure sono identificate come le proporzioni divine della bellezza e la spirale aurea, utilizzata per il logo di Giulio Pugliese, è un elemento presente in natura. Come? Se pensiamo al nautilo o la semplice lumaca, a diversi fiori e piante o anche alle scale definite appunto “a chiocciola”, ci renderemo conto già solo con uno sguardo veloce della loro forma a spirale. Ed eccoci allora tornati alla presenza della proporzione aurea, in natura come in fotografia, dove si presenta come una delle prime nozioni da imparare se si vuole entrare in questo mondo.
Già fin qui l’idea di usare la spirale risultava perfettamente in linea con l’identità di Giulio Pugliese. Ma la scelta non si è fermata solo a queste analisi. Un altro elemento caratterizzante che mi ha fatto trovare la quadra è stata ancora una volta la forma della spirale. Vista dall’alto infatti mi ricordava proprio un vecchio rullino fotografico aperto. A questo punto tutto quadrava.
Ho iniziato a lavorare alla mappa concettuale, cercando di trovare la forma migliore che potesse creare la sintesi necessaria con l’idea iniziale del monogramma (che mi è sembrato in questo caso la scelta vincente, visto che quello di Giulio Pugliese era il perfetto esempio di un personal branding).
Tante sono state le prove e poi.. L’intuizione finale: la forma della spirale, con determinati tagli, si dimostrava perfetta per richiamare, in modo chiaro ed elegante, le due lettere iniziali del nome e cognome del mio cliente, G e P.
Le proposte erano a quel punto pronte per esser presentate a Giulio, che è rimasto particolarmente soddisfatto del lavoro. E, si sa, la soddisfazione del cliente determina anche quella del grafico.
Ogni graphic designer ha i suoi “ingredienti” per arrivare all’obiettivo. Ce ne sono alcuni però che non possono mancare. Precisione, cura per i dettagli, attenzione per ogni fase del processo e la giusta creatività.
E, anche nella progettazione del logo di Giulio Pugliese, nessuno è stato dimenticato.