Quante volte vi capita di vedere un logo o di leggere una brochure e intuire che qualcosa non va? Probabilmente non sapreste spiegare il perché, ma la perplessità è innegabile. Nel mio mestiere esistono regole, tecniche e accortezze che fanno i conti proprio con la percezione dell'utente finale. Per questo oggi voglio spiegarvi gli errori di graphic design in cui rischia di inciampare chi si affida ad un freelance alle prime armi per la realizzazione di un logo.
Quelli che vengono comunemente definiti "errori" di graphic design, per noi addetti ai lavori sono spesso veri e propri peccati capitali che infrangono i dieci comandamenti della grafica. E non stiamo parlando di regole fini a loro stesse: la scelta dei colori, la gestione degli spazi o l'ordine degli elementi visivi sono accorgimenti che rientrano nell'ambito delle strategie di comunicazione e affondano le loro radici nella psicologia!
Imbattendomi in loghi con evidenti difetti, il mio primo pensiero va alla dubbiosa professionalità dell'artefice, ma il secondo corre subito alla percezione che gli utenti avranno di quel brand. Un logo fraintendibile o confusionario non trasmette quel senso di credibilità e serietà che il cliente avrebbe certamente voluto per la sua azienda. E cosa accade solitamente? Il logo va rivisto completamente e il prezzo previsto dal famoso tariffario va a farsi benedire.
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Non mi stancherò mai di dirlo: quando ti affidi ad un graphic designer, stai mettendo il tuo brand nelle mani di un estraneo; per questo è necessario saper selezionare bene il freelance con cui collaborare. Ma quali sono le eresie più comuni nel logo design? Scopriamolo insieme.
Il logo è il biglietto da visita di un'azienda; è l'elemento che la rende unica e riconoscibile, sintetizzandone valori e segni particolari. Per questo deve essere comunicativo e memorabile, ma attenzione a rendere "memorabile" un logo sbagliato! Basta fare un giro su internet per scoprire un'infinità di epic fail (talvolta anche piuttosto imbarazzanti) che hanno compromesso inevitabilmente la percezione del brand da parte dei consumatori. Messaggi sbagliati e doppi sensi a parte, nel logo design esistono peccati verso i quali un grafico non dovrebbe mai cadere in tentazione.
Un graphic designer serio sa che dietro la scelta di un font si nasconde una filosofia potenziale pronta ad essere sprigionata. La distinzione più evidente è l’adozione di un carattere graziato, magari per trasmettere eleganza, o di uno bastoni per comunicare immediatezza. Molti freelance non professionisti procedono spesso a scelte frettolose, creando cortocircuiti tra i valori aziendali e la percezione del brand da parte degli utenti.
Non secondariamente, questa schiera ricorre spesso a troppi font all’interno di un logo generando uno straordinario effetto di caos; così come non dedica la giusta attenzione alla crenatura, alla spaziatura e al dimensionamento delle singole lettere, compromettendo l’armonia complessiva del logo. Questo punto apre la strada verso una riflessione più generale.
Infatti, la realizzazione di un logo aziendale rientra solitamente in una strategia più ampia di brand identity che include svariate configurazioni del logo. I freelance alle prime armi tendono ad ignorare questo aspetto consulenziale del mestiere di graphic designer, che viceversa dovrebbe essere considerato nella scelta del carattere. Infatti il font eletto per il logo potrebbe non adattarsi alle tante applicazioni dell'immagine coordinata del cliente, rendendo necessario ricorrere a piani B non previsti (neanche economicamente) o rimettendo mano al logo.
I loghi semplici sono i più efficaci, poiché immediati e facilmente memorizzabili. Inoltre, semplicità non fa rima solamente con memorabilità, ma anche con versatilità e un designer dovrebbe saperlo bene. Infatti, sempre nell’ottica di una strategia di brand identity, il logo realizzato deve essere funzionale ai supporti più disparati: dalle dimensioni giganti di un manifesto pubblicitario a quelle lillipuziane di una spilletta.
Molti grafici inesperti sono convinti che la qualità del lavoro sia direttamente proporzionale alla complessità del logo e pur di ottenere l'effetto wow ne perdono di vista la vera funzione. Di fronte ad un cliente preso dall'entusiasmo che lancia input come coriandoli, un novizio potrebbe non avere il coraggio o le competenze necessarie per indirizzare il progetto verso soluzioni più minimaliste, illustrandone però ragioni e vantaggi. Eppure è proprio questo il cuore di una consulenza creativa.
Non fraintendetemi: il logo deve certamente essere unico per distinguersi e diventare memorabile (d’altronde non è per questo che ci rivolgiamo ad un creativo?), ma allo stesso tempo deve essere riproducibile e comunicare chiaramente lo spirito del brand.
Le prime lampadine che si accendono durante il brainstorming dovrebbero essere le prime ad essere spente. Solitamente, infatti, le idee iniziali che balzano fuori sono anche le più scontate. I cliché visivi non solo sono le soluzioni più mortificanti per un creativo, ma anche le più deleterie per l'immagine del brand. Infatti, di fronte ad un logo che ripropone luoghi comuni, la sensazione degli utenti sarà quella di un'azienda poco smart, probabilmente non in grado di rispondere alle mie esigenze con soluzioni innovative.
Un altro bacino a cui un professionista non dovrebbe mai attingere nella progettazione di un logo è quello di icone e clip art. D’altro canto, come abbiamo più volte detto, il logo deve essere unico e personale; ricorrere a stock per realizzare il marchio del brand di superficialità e assenza di personalità che terrà i potenziali clienti ben lontani.
In questo articolo ho voluto soffermarmi sugli errori più comuni nel logo design in cui incorrono i grafici alle prime armi, ma sono moltissimi i miti da sfatare sulla progettazione grafica. D'altronde, come in ogni ambito, l'esperienza e le competenze acquisite con il tempo fanno la differenza ed è comprensibile che un giovane grafico non concepisca il lavoro in una visione strategica.
Tuttavia, per un complesso progetto aziendale, un approccio consulenziale è necessario. Ad esempio, rispetto al logo realizzato per un libero professionista o per un pub, un logo aziendale porta con sé un bagaglio di valori più stratificato e significativo che solamente un grafico esperto sa sintetizzare in un simbolo visivo ed esplodere in una consolidata identità visiva. Insomma, prima di scegliere di collaborare con un designer non professionista, dovresti essere ben consapevole della portata del progetto, in termini di messaggio e applicazioni pratiche. Affidare la prima impressione della tua azienda ad un grafico inesperto potrebbe essere una mossa ardita, dalle conseguenze memorabili.