I siti web sono oggi presidi fondamentali per le strategie di web marketing di ogni azienda, dal momento che consentono di ottenere conversioni, promuovere beni e servizi o semplicemente migliorare la notorietà del brand. Proprio la ricerca dell'immagine identificativa del brand e l'attenzione dedicata all'effetto "wow" della UI Design potrebbero perdere di vista la vera bussola che dovrebbe orientare la costruzione di un sito: l'utente. con il fine di “catturare” l’attenzione, ma purtroppo, abbastanza frequentemente, trascurano la parte più importante dell’intero processo di progettazione, ossia l’utente. Lasciandosi prendere dal desiderio di catturare l'attenzione delle persone, si perde di vista il vero obiettivo: fare in modo che chi atterra sul nostro sito abbia la migliore esperienza utente possibile. La Usability, l'usabilità del sito web, è un aspetto fondamentale che concorre insieme a UI Design e accessibilità a rendere la UX Design di un sito web un'esperienza da rivivere, ma quali sono le specifiche di questo ambito rispetto alla UX
L'Usability è una sotto-disciplina appartenente al mondo dell'esperienza utente e corrisponde all'efficacia, all'efficienza e alla soddisfazione con cui gli utenti raggiungono determinati obiettivi in contesti definiti. Applicata al web, l'usabilità misura il grado di facilità e di soddisfazione con cui gli utenti interagiscono con un sito web e le sue funzionalità. In termini più concreti, essa consiste nella facilità con cui un visitatore può leggere, navigare e interagire con un'applicazione o un sito web (soprattutto da mobile). Rientrano nella valutazione della Usability di un sito web quanto il sistema di navigazione aiuti l’utente a orientarsi, quanto l’interfaccia renda semplice le interazioni, la comprensibilità, la reperibilità e la completezza dei contenuti oppure una grafica accattivante ma funzionale.
Messa così potrebbe sembrare un "plus" nei confronti degli utenti; un'accortezza non richiesta nei confronti del proprio target. E invece non è così, anzi si tratta di una necessità imposta dalla dura "legge del web" e non rispettarla potrebbe essere un errore davvero "costoso". Infatti i consumatori non sono ingenui e non hanno pazienza: se un sito non si carica velocemente, se non si reperiscono al volo informazioni utili e non si capisce immediatamente dove cliccare per compiere azioni, gli utenti abbandonano il sito e non torneranno più. Le conseguenze sono duplici: da un lato zero conversioni e quindi meno fatturato, dall'altro l'alto tasso di rimbalzo farà capire a Google che il sito web non risponde ai bisogni degli utenti e dunque sarà penalizzato dal motore di ricerca.
Quindi, quando si realizza un sito internet, bisogna sempre tenere presente l’esperienza utente come obiettivo finale e criterio orientativo nel corso di tutto il processo di progettazione. Creare un sito sotto la buona stella dell’usabilità rappresenta infatti un indiscutibile valore aggiunto per il successo del tuo brand che può essere ricondotto alla domanda: "gli utenti saranno in grado di navigare facilmente e accedere alle informazioni che cercano con facilità arrivano all'obiettivo che ci siamo posti?
Approfondisci cos'è l'usabilità di un sito!
A questo punto potresti pensare che la web usability si occupa di realizzare la migliore esperienza possibile sul sito web. Non saresti l'unico. Infatti, assai spesso la User Experience e la Usability sono considerati sinonimi, ma a dire il vero queste due discipline appartengono a sfere diverse seppur complementari.
La User Experience si focalizza sul come l’utente vive l’interazione con un sistema sia online che fisico e pone al centro della propria attività le caratteristiche e i bisogni degli utenti, che devono essere soddisfatti in uno specifico contesto d’uso. Lo scopo della User Experience consiste nel far combaciare perfettamente le aspettative dei visitatori con la soddisfazione finale. Gli aspetti coinvolti sono molteplici: il design, le performance, l’utilità, il marketing, l’accessibilità del sito, ma anche la sfera psicologica ed emotiva messa in campo dal neuromarketing. Infatti la User Experience non si preoccupa solamente del task richiesto dall’utente, ma anche della qualità con cui esso viene raggiunto.
Ovviamente la facilità di reperire contenuti e orientarsi tra le sezioni e le pagine del sito sono aspetti che concorrono alla buona riuscita dell'esperienza dell’utente in relazione al tuo brand. E proprio qui subentra la Usabilità. Un applicativo web deve infatti essere usabile per consentire agli utenti di raggiungere i propri scopi (che poi sarebbero quelli verso i quali tu decidi di indirizzarli ideando il flusso di navigazione) e quindi avere una buona percezione del tuo sito web. L’usabilità rappresenta pertanto e genericamente la misura della “qualità” dell’esperienza vissuta dall'utente sul tuo sito web. È in questo senso una sotto-disciplina della UX Design che si concentra esclusivamente sull'agevolare il più possibile la navigazione delle persone e rendere il tuo sito web un ambiente familiare in cui muoversi.Per concludere, possiamo dire che l’usabilità è misuratore di qualità dell'esperienza e si basa sostanzialmente su due caratteristiche: l’efficacia e l’efficienza di una pagina web valutata in base alla semplicità e alla chiarezza dei contenuti, alla facilità di apprendimento e alla velocità di navigazione.
I tuoi clienti sono innanzitutto utenti web. Cercano, navigano, scoprono e soprattutto hanno poca pazienza. Questo significa che non basta più avere prodotti eccellenti e offrire servizi impeccabili; per essere competitiva la tua azienda deve oggi rispondere ad un'esigenza chiara e forte: un'esperienza digitale d'impatto intuitiva e facilmente accessibile da ogni tipologia di dispositivo. Inoltre, in considerazione delle rapide svolte tecnologiche e dell'evoluzione del web sarà inevitabile, ad un certo punto, preventivare il restyling sito web aziendale.
Il tuo sito web è il terreno sacro (seppur virtuale) per il tuo business. Non rappresenta solamente la piazza in cui "fare affari", ma anche lo strumento attraverso cui attrarre nuovi clienti, persuaderli; e non in ultimo costituisce la piattaforma attraverso la quale conoscere le preferenze del tuo target per migliorare la tua offerta. Di conseguenza, un sito web statico e di difficile comprensione per l'utente, che non genera contatti, è decisamente inutile. Ma quali sono nello specifico i casi in cui devi davvero tenere in considerazione il restyling del tuo sito web? Scopriamoli insieme.
Probabilmente, leggendo il titolo dell'articolo, hai subito pensato che per rinnovamento del sito internet intendevo il restyling della grafica. Ovviamente è in buona parte così (d'altronde sono un graphic designer!), ma come scopriremo non è l'unica ragione che potrebbe spingerti ad investire nel refresh del tuo sito.
Gli utenti fanno molto caso all'aspetto di un sito. La prima impressione è decisiva nella scelta di proseguire la navigazione o piuttosto andare alla ricerca di risultati più soddisfacenti e soprattutto user-friendly. Un layout poco accattivante, caratterizzato da scritte piccolissime realizzate con font illegibili o da colori poco in linea con il tuo brand, solo alcuni fattori che oggi scoraggiano gli utenti ad addentrarsi nel tuo sito.
Ad esempio, fino a pochi anno fa non era raro imbattersi in siti internet che nella home ci facessero sentire come la Strip di Las Vegas, tra pagine glitterate e bottoni lampeggianti. Oggi questa moda è decisamente superata e probabilmente il tuo sito non è un caso così disperato. Tuttavia potresti avere ugualmente bisogno, se non di una revisione da zero, quanto meno di una rinfrescata nel rispetto della tua immagine aziendale. In questo caso cambiare font, optare per nuovi colori, icone più minimali e riformattare i testi potrebbe “svecchiare” il tuo sito.
Probabilmente è già qualche anno che hai commissionato il tuo sito. La domanda è: in questi anni sono state apportate modifiche? Il web è in continua evoluzione e le infrastrutture dei siti internet non sono di certo indenni ai continui cambiamenti digitali. Infatti, anche i siti devono essere costantemente aggiornati nelle funzionalità, ma anche nei codici e nella loro struttura. Per questo un sito statico di vecchia generazione va assolutamente rivisto.
L'esempio più banale è un sito realizzato a suo tempo in Flash che oggi risulta difficilmente indicizzabile dai motori di ricerca, mentre saprai bene quanto sia importante ormai essere trovato dai robot di Google per ottenere visibilità. Ma pensa anche a quanto un vecchio sito statico ti impedisce di interagire con i tuoi clienti nelle modalità più immediate, integrate e all'avanguardia. I siti internet dinamici ti permettono di interagire con gli utenti grazie all'inserimento di strumenti specifici, come la possibilità di integrare i tuoi profili social accrescendo così le visite e la rete di contatti. Inoltre, un sito dinamico ti permette di gestire i tuoi stessi contenuti senza possedere conoscenze di programmazione, grazie ai moderni CMS (Content Management System).
Quando un'azienda è attiva da qualche anno, cresce e cambia sviluppando la sua storia e definendo i propri valori identificativi; inoltre potrebbe aver gradualmente modificato il proprio posizionamento adattandosi all'evoluzione del mercato o ampliando la propria offerta. Con il tempo il sito web originario rischia di restare indietro, discostandosi dalle esigenze attuali del business.
Ecco allora che anche in questo caso procedere ad un restyling del sito web può rivelarsi necessario per riallineare brand e sito aziendale. Ovviamente parliamo di un progetto di rinnovamento e non di creazione, dunque lo svecchiamento del sito potrebbe limitarsi agli aspetti grafici come colori, font, layout o icone, utili a definire una visual identity coerente con la filosofia e i cambiamenti affrontati dalla tua azienda.
Così come con il passare degli anni un'azienda cresce e si adatta ai cambiamenti del mercato, allo stesso tempo potrebbero trasformarsi gli obiettivi per i quali era stato creato il sito web. Probabilmente è il contesto intorno a te ad essere cambiato; ad essersi, diciamo così, sempre più digitalizzato.
Magari hai notato che i tuoi competitor hanno integrato le azioni e i servizi ottenibile direttamente dal sito web, mentre tu sei rimasto indietro e vorresti recuperare terreno. Oppure ti sei semplicemente accorto che l'obiettivo che ti eri preposto realizzando il sito non è stato raggiunto. Che fare? Rinunciare ad avere un sito web? Naturalmente no. La cosa giusta da fare è rivedere l'architettura, le funzionalità e lo stile del tuo sito web puntando ad un nuovo obiettivo, ovviamente senza perdere di vista le dinamiche e le prospettive del tuo settore ed essendo consapevole che il sito web va integrato in una più ampia strategia di comunicazione e marketing digitale che valorizzi il tuo business e raggiunga il tuo target.
Una delle principali ragioni che possono rendere necessario rivedere il tuo sito sono le caratteristiche tecniche e funzionali da ottimizzare per migliorarne per l'usabilità. A partire dalla revisione della struttura dei contenuti, da rendere più intuitiva e semplice innanzitutto per soddisfare i criteri SEO e migliorare il posizionamento del sito web.
Un altro fattore tecnico da soddisfare è il layout responsive. Gli utenti ricorrono infatti sempre più spesso a tablet e smartphone per accedere ad Internet e compiere azioni come acquistare prodotti online. Se il tuo sito web non si presta ad essere consultato da mobile, allora puoi star certo che ti stai lasciando sfuggire conversioni su conversioni. Non dimenticare poi che un sito internet non responsive viene anche penalizzato dai motori di ricerca.
I clienti non acquistano più solamente prodotti o servizi, ma esperienze personalizzate. Anche sul tuo sito web, se desideri ottenere conversioni, l’utente deve sentirsi al centro di una navigazione intuitiva, coinvolgente ed interattiva, sia da desktop che da mobile. Un sito con una buona user experience tiene in considerazione innanzitutto i bisogni percettivi degli utenti da tutti i dispositivi e ricorre ad accorgimenti per far riposare lo sguardo come l’utilizzo di vuoti, di font leggeri, di icone leggibili e colori non disturbanti. Ma non solo: per offrire un’esperienza visiva d’impatto devi fare leva sugli aspetti emozionali, fondamentali ai fini dell’interazione dell’utente.
Ecco perché se ti rendi conto che leggere un testo, arrivare ad un contenuto specifico o trovare tasti da cliccare sul tuo sito è una missione da agenti segreti, allora potrebbe essere davvero il momento di ripensare la tua presenza sul web. In quest’ottica è fondamentale rinnovare il tuo sito internet coerentemente con il tuo brand, ideando una user experience che contribuisca a rendere graficamente l’obiettivo, il messaggio e il tono di voce della tua azienda.
Come abbiamo visto, sono diverse le ragioni che potrebbero spingerti a rinnovare il tuo sito web. In ogni caso, sia che si tratti di necessità grafiche che tecniche, affidarti ad un freelance esperto è la scelta migliore.
Il sito web deve rappresentare al meglio sia l’azienda che la sua evoluzione. Individuare i valori aziendali e tradurli visivamente, ma senza sconvolgerli, è il cuore di un’operazione di restyling. Valorizzare e diffondere un'immagine aziendale coerente contribuisce a migliorare la reputazione del brand e incentivare nuove conversioni.
Tra gli esperti è opinione comune che, a causa dei costanti aggiornamenti dei browser e dei sistemi di programmazione, il ciclo di vita di un sito web si aggiri intorno ai cinque anni. Tuttavia, anche nel corso di questi fatidici cinque anni può essere necessario apportare piccoli aggiustamenti. Si tratta di interventi delicati che, se compiuti da mani non esperte, potrebbero compromettere l'intero funzionamento del sito e provocare pesanti penalizzazioni da parte di Google.
Se hai riconosciuto il tuo sito web in uno dei cinque casi appena descritti, allora è arrivato il momento del restyling. Affidati ad un web designer esperto che sappia donare nuova vita al tuo sito internet migliorandone l'usabilità e rispettando i parametri di Google, coerentemente con i valori, gli obiettivi e le strategie del tuo brand. Tuttavia, andando per gradi, un'operazione di restyling davvero ben fatta non può che partire dal biglietto da visita del tuo sito web: il logo.
Se sei alla ricerca di un freelance in graphic designer che possa aiutarti a trasformare il tuo progetto in realtà, allora sei nel posto giusto. Non fraintendermi: non voglio peccare di superbia alla seconda riga sostenendo che sono proprio io quello che stai cercando; piuttosto voglio illustrarti cosa chiedere a un grafico per capire se sia la tua "anima gemella" e fornirti le risposte che un consulente serio e professionista dovrebbe darti.
Riuscire a destreggiarsi nella masnada di liberi professionisti che ti promettono ricchi premi e cotillon non è facile come un giro di giostra. Tra prezzi variabili, tempistiche lampo e servizi extra, non è semplice scegliere il fornitore giusto. È altrettanto vero che spesso il cliente tende a non indagare ulteriormente, accontentandosi di prezzi vantaggiosi che spesso nascondono una lama a doppio taglio. Ancor più di frequente capita che il cliente non abbia ben chiaro cosa voglia, data la poca conoscenza del settore.
È però possibile capire meglio i tuoi bisogni e comprendere se chi hai davanti sia il partner giusto per il tuo progetto. Infatti il successo di una collaborazione e un risultato soddisfacente sono direttamente proporzionali alla chiarezza iniziale tra cliente e fornitore. Ma quali sono le domande che vorresti o dovresti fare ad un grafico per comprendere bene il suo lavoro e non ricevere brutte sorprese? Scopriamolo insieme.
Le domande da fare a un grafico potrebbero risultare talvolta banali agli occhi degli esperti del settore, eppure non è così per le persone che si rivolgono ad un graphic designer freelance per la prima volta.
Partiamo subito dal tasto dolente, il prezzo, che suscita il maggior interesse iniziale e spesso costituisce la prima domanda a bruciapelo: "quanto costa?". Difficilmente un grafico professionista è in grado di darti una risposta su due piedi.
Per alcuni il preventivo fornito da un graphic designer sarà sempre troppo caro, perché noi non forniamo un prodotto fisico che giustifichi materialmente il prezzo stilato. Di conseguenza si tende a sottovalutare il lavoro, l'impegno, il tempo e le competenze di un grafico messe a disposizione in ogni singolo progetto di design. Ma essere consapevoli di questo è fondamentale per capire il valore aggiunto che un intervento professionale apporterà al tuo progetto e, non secondariamente, l'importanza nel fornire al designer un brief dettagliato.
Quindi, la giusta domanda che dovresti fare al grafico sarebbe: potresti mostrarmi un preventivo ad hoc che includa una valutazione specifica del mio progetto?
Un corollario alla domanda precedente è: " perché con un altro grafico costa meno?". Siamo di fronte ad un vero classico.
Ogni freelance ha il proprio prezzo, questo è innegabile, e le variabili sono diverse: gli anni di esperienza, le referenze, la specializzazione in un settore specifico, ma anche il tipo di progetto, la sua complessità e le tempistiche.
Tuttavia, alcuni freelance graphic designers tendono a giocare a ribasso per accaparrarsi un maggior numero di clienti, trattando inevitabilmente il lavoro con superficialità.
Dunque la domanda (che in questo caso dovresti porre a te stesso) è la seguente: "voglio davvero ottenere i risultati e trasformare il prezzo in un investimento?".
Nonostante le opinioni più disfattiste, è possibile ridurre i costi per un progetto di graphic design. Il segreto si nasconde nella fase più sottovalutata di tutte: quella del brief. Infatti, ogni preventivo viene stilato in base alle richieste del cliente, ma anche in funzione delle informazioni a disposizione del grafico. Maggiori sono i dettagli conosciuti, i materiali forniti (come testi, immagini, ecc..) o i format necessari comunicati, più il processo produttivo sarà facilitato e con margini di risparmio per il cliente. Banalmente, fare richieste aggiuntive o avere ripensamenti in seconda battuta comporta costi aggiuntivi a quelli previsti dal preventivo.
Un'altra strategia, funzionale anche in termini professionali, è richiedere al grafico un pacchetto di servizi, senza snocciolare di volta in volta singoli progetti che, va da sé, costituiscono ogni volta un nuovo lavoro.
Allora la domanda più furba è: "come posso io abbattere i costi?"
Al macellaio diciamo: "posso vedere se mi piace la bistecca prima di pagartela?" direi di no. Lo stesso vale per un graphic freelance designer. Le proposte sono sempre frutto di tempo, studio, analisi e creatività. Ti dirò di più: raramente il cliente è insoddisfatto, dal momento che un designer esperto elabora quelle alternative a partire dal brief di progetto fornito precedentemente. Un consulente è in grado di inquadrare il concept scremando le opzioni e limitando le proposte e le revisioni da proporre al cliente.
Per questo ti consiglierei di diffidare da chi propone soluzioni prima di aver chiarito le condizioni economiche in quanto, oltre a svalutare il proprio lavoro, probabilmente punta alla quantità di lavori piuttosto che alla qualità e al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Se ti affidi ad un freelance in graphic designer potresti scoprire che le tue aspettative iniziali verranno stravolte in corso d'opera. Ma non si tratta di arroganza o di poca professionalità da parte del grafico; tutt'altro: le tue bellissime idee potrebbero non essere funzionali agli obiettivi o poco efficaci rispetto al tuo target di riferimento. Ecco allora che talvolta si rivela necessario, da parte del consulente creativo, aggiustare il tiro, migliorare o trasformare l'ispirazione iniziale del cliente in qualcos'altro. D'altronde ci stiamo mettendo nelle mani di un esperto proprio perché non è la nostra materia, giusto?
La responsabilità, dall'altra parte, è sicuramente quella di argomentare le scelte fatte e spiegare al cliente perché la soluzione proposta sia la migliore in linea con il concept e con l'obiettivo del progetto. Il ruolo del consulente grafico non è quello di un semplice esecutore, né quello di un castigatore, bensì di una guida ragionata e ragionevole.
Perciò potresti rivolgere al grafico una domanda... un po' a trabocchetto: "hai intenzione di rispettare fedelmente le mie richieste?".
Queste sono le domande che dovresti o avresti sempre voluto fare ad un grafico (qui e lì riadattate) ma come capire se sei davvero di fronte al freelance graphic designer più adatto a te?
Scoprilo qui: Come scegliere il freelance più adatto a me?
Il sito web deve essere orientato a soddisfare bisogni e necessità dell'utente che ne usufruisce. Al di là del lato estetico, la user experience è centrale per aumentare la fiducia dei tuoi clienti.
Sulla costruzione di un sito web potremmo aprire un capitolo molto lungo ma, cercando di semplificare, per attrarre più visitatori, spingere l’utente all’acquisto o semplicemente avere una navigabilità efficiente è necessario creare un accesso ai contenuti facile e interattivo.
Un sito degno di fiducia è costruito su una User Experience studiata appositamente sull’utente finale allo scopo di incentivare l’interazione tra una persona e un prodotto, un servizio, un sistema. A tal fine è importante creare contenuti di qualità, Call to Action adeguate, un servizio di supporto/customer care e anche una sezione dedicata alla testimonianze che aumentano l’affidabilità e la sicurezza nella percezione del consumatore.
Vediamo insieme quali sono gli errori da non commettere e le azioni che aumentano la fiducia dell’utente grazie al tuo sito web.
Aumentare la fiducia degli utenti grazie al tuo sito web significa progettare un prodotto chiaro, semplice, accattivante ma soprattutto costruito sulla base del consumatore finale tenendo conto dell’usabilità e delle sue esigenze. Tutto questo non può essere fatto in maniera dilettantistica, ma sempre grazie all’aiuto di professionisti che sapranno consigliarti e guidarti nelle scelte migliori.
Entrare nell’ottica di cosa fa un graphic designer significa anche comprenderne il modo di lavorare e le caratteristiche che lo differenziano rispetto agli altri. Oltre alcuni punti fermi dai quali è imprescindibile partire, ogni designer ha infatti un proprio stile. E, se avete un po’ curiosato sul sito, il mio è facilmente riconoscibile.
Per questo, dopo aver spiegato cos’è un logo e qual è il processo creativo alla base di un prodotto che soddisfi il cliente, oggi voglio portarvi alla scoperta di un lavoro realizzato per un cliente, il fotografo Giulio Pugliese.
Obiettivo: spiegare come l’approccio cambi a seconda del cliente e del messaggio che vuole comunicare, pur mantenendo un’impostazione di base e uno stile chiaro e definito del designer.
Giulio Pugliese è un fotografo specializzato nel settore del wedding e del travel, e questi sono stati i punti di partenza per il mio lavoro. Ho ascoltato la storia di Giulio, per capire come rappresentare al meglio la sua attività. Fotografia, wedding e viaggi (quindi il mondo della natura) sono diventati perciò i protagonisti di quella storia che avrei dovuto racchiudere in un'unica immagine. Il logo che sarebbe dovuto nascere dalle mie ricerche e dalla mia creatività doveva esser capace di raccontare al primo sguardo Giulio Pugliese, un ragazzo dinamico e talentuoso che si è rivolto a me con un obiettivo ben preciso: trasmettere, attraverso una nuova identità visiva, professionalità e innovazione.
Primo passo: studiare il mondo dei fotografi, i loghi utilizzati, l'identità visiva più in voga tra i competitors… E allontanarsene.
In questa fase mi sono imbattuto in una scelta diffusa volta all’uso della scrittura calligrafica per presentare il nome del fotografo. In alternativa, a prevalere nei loghi fotografici, era il più semplice diaframma della macchina fotografica, così da far aver chiaro fin da subito il settore di riferimento dei professionisti in questione. Dovevo fare qualcosa di nuovo, di diverso; qualcosa che tuttavia fosse vicino alla personalità e alla professionalità di Giulio.
I paletti posti dal cliente erano pochi e molto vicini al mio stile: il logo doveva esser minimale ma nello stesso tempo elegante, innovativo ma con un occhio vigile sulla sua professionalità. Un logo che, inoltre, potesse esser fruibile sia online che nella comunicazione offline.
Niente, dunque, di banale.
Dopo la ricerca sono tornato a concentrarmi sul cliente. Chi è Giulio e cosa fa, sono diventate le domande che mi hanno accompagnato in tutto il percorso, e mi hanno aiutato a cercare risposte ad ogni passo.
L’idea è nata focalizzandomi sui due elementi principali della fotografia del mio cliente: wedding e travel.
Il wedding, un perfetto richiamo alla parte elegante, minimale e anche di ricercatezza, si incontra nel lavoro di Giulio Pugliese con il lato del travel, più selvaggio, vissuto, legato alla natura. Il wedding ancorato a colori più tenui, pastello, pronto a incontrarsi e sporcarsi con quelli della terra, legati alla natura, mostrati frequentemente attraverso i reportage fotografici in stile National Geographic, nei quali mi sono immerso.
Così sono risalito ai reportage di un tempo e il richiamo alla fotografia tradizionale mi ha fatto imbattere nell’immagine, oggi quasi dimenticata ma ancora estremamente romantica, del rullino.
L’ispirazione, a quel punto, era dietro l’angolo, direttamente collegata a una particolare figura geometrica: la spirale.
Quest’ultima nasce infatti da quella che è la sezione aurea, un concetto centrale nel design e nella fotografia, ma non solo. Le misure auree sono utilizzate ad esempio per la progettazione del Partenone, nei dipinti di Leonardo e in molte altre opere che spaziano dalla musica all’architettura, dall’arte alla natura.
Queste misure sono identificate come le proporzioni divine della bellezza e la spirale aurea, utilizzata per il logo di Giulio Pugliese, è un elemento presente in natura. Come? Se pensiamo al nautilo o la semplice lumaca, a diversi fiori e piante o anche alle scale definite appunto “a chiocciola”, ci renderemo conto già solo con uno sguardo veloce della loro forma a spirale. Ed eccoci allora tornati alla presenza della proporzione aurea, in natura come in fotografia, dove si presenta come una delle prime nozioni da imparare se si vuole entrare in questo mondo.
Già fin qui l’idea di usare la spirale risultava perfettamente in linea con l’identità di Giulio Pugliese. Ma la scelta non si è fermata solo a queste analisi. Un altro elemento caratterizzante che mi ha fatto trovare la quadra è stata ancora una volta la forma della spirale. Vista dall’alto infatti mi ricordava proprio un vecchio rullino fotografico aperto. A questo punto tutto quadrava.
Ho iniziato a lavorare alla mappa concettuale, cercando di trovare la forma migliore che potesse creare la sintesi necessaria con l’idea iniziale del monogramma (che mi è sembrato in questo caso la scelta vincente, visto che quello di Giulio Pugliese era il perfetto esempio di un personal branding).
Tante sono state le prove e poi.. L’intuizione finale: la forma della spirale, con determinati tagli, si dimostrava perfetta per richiamare, in modo chiaro ed elegante, le due lettere iniziali del nome e cognome del mio cliente, G e P.
Le proposte erano a quel punto pronte per esser presentate a Giulio, che è rimasto particolarmente soddisfatto del lavoro. E, si sa, la soddisfazione del cliente determina anche quella del grafico.
Ogni graphic designer ha i suoi “ingredienti” per arrivare all’obiettivo. Ce ne sono alcuni però che non possono mancare. Precisione, cura per i dettagli, attenzione per ogni fase del processo e la giusta creatività.
E, anche nella progettazione del logo di Giulio Pugliese, nessuno è stato dimenticato.
Quando sei un lavoratore autonomo, nel mio caso un designer freelance, non stai semplicemente facendo attività legate al mondo del tuo settore di appartenenza, ma sei obbligato ad occuparti di tante altre cose per assicurarti che la tua carriera abbia una crescita costante e non incontri difficoltà. Questo è il motivo per cui per un lavoratore autonomo è molto importante sapere cosa fare dal punto di vista commerciale.
Essere un freelance implica saper fare molte cose alle quali potresti non aver pensato. Saper gestire le proprie finanze, lavorare su questioni contabili, contrattare con i clienti, elaborare documenti e molto altro ancora.
Per prima cosa è necessario aver ben chiari i propri compiti. Se vuoi essere un lavoratore indipendente, devi considerare l'importanza di saper creare un preventivo.
Il preventivo è un'offerta commerciale, una proposta al cliente riguardo un determinato lavoro. È un documento che mostra quali attività verranno svolte per completare il progetto, che definisce prezzi specifici e particolari termini e condizioni.
Creare una quotazione professionale potrà aiutare il tuo cliente a decidere se affidarti l'incarico oppure no. Quindi, è molto importante creare un preventivo chiaro e dettagliato.
Conoscere molto bene i dettagli del lavoro che dovrai svolgere, può aiutarti a verificare se puoi davvero lavorare a quel determinato progetto. Ma non solo. Un simile studio ti permette anche di capire quali sono le esigenze e le aspettative del cliente.
Leggi il brief del progetto in modo da sapere cosa dovrai fare e capire quanto tempo dovrai impegnare per portarlo a termine. Non sottovalutare il tempo! Farne una stima sarà fondamentale per determinare la tua offerta economica.
Di norma alcuni clienti hanno difficoltà a "svelare" il loro budget, forse perché pensano di esporsi troppo e rischiare oppure cercano di puntare a prezzi più bassi o magari solo perché nella cultura comune c'è sempre un qualche difficoltà a parlare di denaro. Per fortuna molti clienti non hanno alcun problema a fartelo sapere.
Capire qual è il budget a disposizione è un altro elemento importante. Può aiutarti a decidere se accettare o meno quel determinato progetto, perché a volte la stima tempo/lavoro è più alta del budget che il cliente è disposto ad investire.
Prima di quotare un progetto, è necessario conoscere il proprio valore. Questo è il primo passo per stimare onestamente ogni lavoro.
Assicurati di considerare ogni aspetto importante per il progetto, dal tempo per le ricerche alle eventuali spese per le risorse di cui potresti aver bisogno. Ricorda: per ogni lavoratore autonomo il tempo è denaro.
Segnala inoltre eventuali costi extra. Ciò spingerà il cliente a fare bene la propria parte essendo maggiormente propenso a fornirti tutto ciò di cui hai bisogno per limitare il tempo. Così lui eviterà pagamenti aggiuntivi per ore extra e tu avrai le informazioni che ti servono per fare al meglio il tuo lavoro.
Se pensi che questo punto non sia importante, ti stai sbagliando. Fare l’analisi dei tuoi competitors può aiutarti a creare linee guida riguardo a ciò che potresti offrire nei tuoi progetti.
Non stai esaminando le tariffe dei tuoi concorrenti per competere con loro, stai valutando le tariffe dei tuoi concorrenti per migliorarti in termini di qualità ed essere in grado di offrire un servizio professionale migliore del loro.
Forse qualcuno potrebbe storcere il naso ma nel momento della stima cerca di orientarti sempre verso la fascia di prezzo più alta. Non bisogna avere timore a farlo.
Perché? Perché bisogna essere realisti, devi considerare eventuali rischi che possano complicare l’andamento del progetto. Diciamo che è un forma di precauzione.
Inoltre, capita spesso che i clienti chiedano un trattamento privilegiato, insomma degli sconti. Avere considerato la quotazione maggiore ti permette di rimodulare agevolmente il costo senza rischiare di perdere denaro.
Assicurati di essere professionale. Soprattutto per quanto riguarda il modo in cui scrivi e comunichi. I clienti preferiscono lavorare con persone che sanno come trattare il business, compresa la parte relativa alla comunicazione in tutte le sue forme.
Rimani professionale in ogni aspetto della collaborazione, dall’inizio del progetto fino alla consegna. Dimostra professionalità e serietà, aiuta ad aumentare la tua credibilità come professionista.
Dettaglia tutto. Assicurati di includere le specifiche del progetto e gli altri elementi che ne fanno parte. Questo ti aiuterà a fornire un’informazione chiara sul tipo di lavoro che stai facendo e su cosa realmente i clienti stanno pagando.
Nel caso di preventivi modulari è utile inserire una ripartizione dettagliata dei costi. Questo aspetto è fondamentale per evitare futuri equivoci riguardo alle specifiche o alle tariffe del progetto.
Essendo un contratto, dovresti includere dei punti fermi che chiariscano gli step per il pagamento. Di norma è preferibile stabilire una percentuale come anticipo e poi prevedere due o più tranche per il saldo.
Se vuoi una garanzia che il rapporto con i tuoi clienti risulti sereno e tranquillo lungo tutto il periodo del lavoro, sii chiaro fin da subito.
Le condizioni sono importanti per ogni transazione commerciale. Indicale e specificale nella tua quotazione. Questo è un modo per garantire un rapporto sereno e tranquillo con i tuoi clienti.
Non dimenticare quindi di includere il tempo stimato per la consegna del progetto, quali sono le richieste del cliente, quali sono i servizi inclusi nel progetto, il numero di revisioni etc. E, ancora, quali servizi sono esclusi dal preventivo di spesa.
Un altro elemento fondamentale è la creazione di uno spazio dove il cliente dovrà apporre la propria firma per l’accettazione del preventivo di spesa.
Infine indica il Foro Competente ossia la sede giudiziaria a cui rivolgersi in caso di controversia.
Per realizzare un preventivo esistono decine di strumenti gratuiti o a pagamento. Ad esempio il modello di preventivo che utilizzo l'ho creato con Adobe Indesign ed è coordinato con tutta la mia identità visiva.
Software come Office (Word o Excel), oppure programmi open source come OpenOffice o LibreOffice, sono più che sufficienti per comporre un documento professionale.
Devo ammettere che tra i miei preferiti c'è tutta la suite per ufficio Google Documenti, parte del servizio Google Drive.
Strumenti gratuiti come Google Sheets e Google Docs sono di grandissimo aiuto a liberi professionisti o PMI. Mettono a disposizione molti modelli che posso essere modificati a piacimento e, una volta modificati, sono pronti per essere inviati al cliente.
E questo è tutto. Sei pronto per creare il tuo preventivo professionale?
Se vuoi metterti sulla strada giusta verso la progettazione del logo perfetto, comprendendo le motivazioni, i bisogni e i desideri del tuo cliente, il brief di progetto gioca un ruolo chiave per raggiungere un risultato efficace. Prima di iniziare il tuo progetto, fermati a riflettere sulle componenti chiave di un brief creativo.
Un brief di progetto è uno strumento essenziale per creare un logo o per eseguire con successo qualsiasi tipo di progetto di design. Di fatto è un documento che fornisce al progettista sia le informazioni sulle strategie, sul prodotto e sul mercato di riferimento, sia la possibilità di raccontare al meglio l’anima del brand, fungendo da guida per rimanere allineati con gli obiettivi e le aspettative sul risultato finale.
Elaborare un brief in maniera approssimativa o interpretarne erroneamente le informazioni segna lo spartiacque tra il successo di un progetto o il suo fallimento.
Come si può creare un logo efficace senza sapere esattamente per chi o per cosa si sta progettando?
Un brief ben scritto è invece un punto di forza. Ti aiuterà a coinvolgere il cliente, rendendolo fin dai primi passi partecipe del processo creativo e quindi del risultato finale.
Un brief è fondamentale per creare loghi in linea con gli obiettivi, che rispettino le aspettative del cliente, risolvendo tutte le domande che ti occorrono per il progetto.
Il punto cruciale per un corretto brief di design, sta nelle domande che si pongono. Non c’è necessariamente bisogno di fare centinaia di domande (benché dipenda dal progetto), ma ricercare maggiori informazioni non è mai abbastanza.
Quando crei un brief, immagina tutto ciò che potrà risultarti utile per completare il progetto.
Benché sarebbe più divertente dedicarsi subito agli aspetti visivi del progetto, il primo passo da compiere è reperire maggiori dettagli sull’attività. Come? Partendo dalle informazioni di base per concludere con gli aspetti apparentemente meno significativi ma che possono nascondere informazioni inaspettate.
È fondamentale chiedere ai clienti di descrivere la propria attività.
Qual è la dimensione della loro azienda, sapere in quale settore opera, qual è il prodotto o la gamma prodotti che commercializza. Cosa amano della loro azienda e di cosa sono più fieri, cosa li rende unici?
I valori del brand si possono tradurre attraverso i diversi stili di design.
Esiste una netta differenza tra rappresentare un’azienda con un logo divertente piuttosto renderla riconoscibile attraverso con un logo elegante.
Quando si raccontano i valori del proprio brand, bisogna rendere questi valori visivamente, scegliendo lo stile più appropriato e rappresentativo.
Un’erronea progettazione può pregiudicare il valore dell’azienda stessa.
Monogramma? Figurato? Astratto? Specificare la tipologia del logo desiderato ridurrà il tempo durante il processo di progettazione.
Se il cliente si dimostra non completamente sicuro sullo stile, suggerire un paio di formati che possano funzionare, in modo da poter elaborare delle alternative.
I buoni designer sapranno esattamente quali colori sono adatti alla tua azienda.
Si possono fornire informazioni generiche oppure, per un suggerimento più specifico, è possibile includere immagini contenenti esempi di colore specifici.
Un mood board può racchiudere molti elementi visivi. Da foto con tavolozze di colori ad applicazioni del logo su vari supporti. O, ancora, foto di altri loghi a cui ispirarsi oppure un logo preesistente al quale si potrebbe applicare un restyling.
Il processo di progettazione è proprio questo: un processo.
Mentre la creazione grafica di un logo può avvenire in poche ore, la progettazione richiede un periodo di sperimentazione e di esplorazione. Per questo motivo, valutare le tempistiche di consegna aumenterà le possibilità di realizzare elaborati migliori.
Può essere imbarazzante parlare di soldi, ma è necessario conoscere fin dall’inizio il budget per capire quanto il cliente è disposto ad investire e comprendere se accettare o meno l’incarico.
E questo è tutto. Pronto per partire con il tuo progetto?
Anche se può sembrare strano, creatività e illuminazione improvvisa non sono del tutto sinonimi.
Ogni buon grafico sa infatti che l’idea è solo uno dei momenti di un processo molto più ampio, ben distinto in fasi strutturate senza le quali raggiungere il risultato atteso diventa un’impresa ardua. Per il cliente che si affaccia per la prima volta al mondo della comunicazione visiva può esser una grande sorpresa trovarsi a rispondere alle domande e alle proposte del designer o assistere alle fasi di analisi e ricerca.
Eppure un aspetto fondamentale per ogni progetto che si rispetti sta proprio in quel che viene definito processo creativo.
Prima di lasciar libera la mente di vagare e di dare forma a un’idea è infatti necessaria una fase iniziale in cui il dialogo con il cliente diventa fondamentale. In questo modo si può iniziare a delineare una prima struttura del progetto, sulla base delle aspettative del cliente, del tipo di obiettivo da raggiungere e del budget da investire per centrare il risultato.
Anche il peso del progetto a livello di mercato è un elemento da valutare in questa fase: le proposte saranno diverse se l’interlocutore è una piccola o media realtà o, al contrario, se ci troviamo a comunicare con un cliente presente su un mercato internazionale, con necessità molto diverse.
Ecco dunque che il processo creativo è iniziato. E, anche se lo “schema” teorico usato risulta molto simile tra i professionisti del settore, sta comunque ad ogni designer indirizzare il lavoro secondo il proprio estro e sempre nella direzione più adatta per il cliente.
Ecco perché, al di là della struttura del processo creativo, ogni progetto è diverso dall’altro.
Se la fase di dialogo con il cliente è quella più importante, anche a livello umano, e aiuta a comprendere meglio il tipo di lavoro da realizzare, la seconda richiede un accurato lavoro di ricerca e analisi, dalla quale un grafico serio non può proprio sottrarsi se vuole raggiungere risultati positivi. Parliamo di un momento del processo creativo indispensabile.
Si tratta infatti di un lavoro “in solitaria”, nel corso del quale si studiano il mercato di riferimento in cui opera il nostro cliente e i suoi competitor:
Una volta risposto a queste ed altre domande si passa ad approfondire la ricerca su colori, stile e si sviluppano le prime idee.
Con lo sviluppo delle prime idee arriva anche il momento del confronto col cliente e della richiesta di informazioni aggiuntive utili per la fase di sketching, nella quale si buttano giù a matita idee di un logo o degli elementi grafici richiesti dal progetto.
Scartate le idee meno valide, si dà graficamente forma ad un primo prodotto spiegando al cliente il concept seguito e le idee che hanno portato a sviluppare quel progetto. In base ai feedback ottenuti si passa dunque a revisionare, modificare o integrare il lavoro, proponendo nuove soluzioni ritenute adatte.
Una volta accettata dal cliente una delle proposte, si lascia spazio alla definizione del brand e dell’identità: si sviluppano il logo o gli altri elementi grafici richiesti, nelle varie declinazioni, colori, in orizzontale o in verticale.
A questo punto il lavoro volge verso la sua conclusione.
Si presenta infatti la versione finale e, una volta accettata la soluzione, si forniscono al cliente i file definitivi ed esecutivi del progetto (file vettoriali, jpeg, png, pdf), per chiudere un processo lungo fatto di analisi, creatività e tanta soddisfazione.
Soprattutto per il cliente, come ogni buon grafico si augura.
L’industria creativa è un settore ampio ed in costante crescita. Ogni grafico/designer (un creativo in generale N.d.A.) s’impegna ogni giorno per raggiungere un giusto equilibrio tra gli impegni di lavoro e le esigenze della vita, sperando di lavorare su progetti importanti e stimolanti. Eppure, molto spesso, ci si scontra con la difficoltà di catalogare il lavoro creativo attraverso uno schema ben preciso.
Ciò porta spesso i non addetti ai lavori a pensare che questo sia un campo caratterizzato da improvvisazione e impegno minore rispetto ad altri settori. Per questo fare incetta di prodotti uscendo da un negozio senza pagare risulta impensabile, ma chiedere il 100% di sconto ad un grafico, un web designer o a qualsiasi altro creativo professionale, suona come una richiesta perfettamente lecita.
Ciò comporta che la maggior parte dei creativi durante la propria vita lavorativa si troverà ad affrontare l’inevitabile richiesta di lavorare gratis.
Normalmente tale richiesta è supportata da strabilianti motivazioni, come ad esempio “ti darà grande visibilità”, “tanto ci metti 5 minuti”…
Se l’improvvisazione e il lavoro approssimativo non sono quel che avete in mente quando pensate a un bravo designer, ecco allora i motivi per cui dire NO, o per i quali lo riceverete in risposta se siete clienti “alle prime armi”.
Primo punto del memorandum del creativo (o del cliente che vi si rivolge): lavorare gratis svaluta il lavoro.
Non solo il proprio, ma anche quello della categoria di riferimento. Perché un cliente dovrebbe pagare per un progetto grafico quando potrebbe trovare qualcun altro disposto a farlo gratis?!
Secondo: svalutare la professionalità corrisponde a svalutare anche il vostro tempo! Per un freelance creativo infatti il tempo è denaro. Quindi, se si lavora per niente, che valore si sta assegnando al proprio tempo? E che valore il vostro cliente darà al vostro tempo? NIENTE.
La maggior parte dei creativi si trova a lavorare contemporaneamente su diversi progetti. Cosa succede se si è impegnati a sviluppare un lavoro a pagamento ed uno non retribuito? Naturalmente, si darà la precedenza al lavoro retribuito! Ciò determina che il lavoro gratuito non sarà qualitativamente all’altezza della propria professionalità, cosa che potrebbe mettere a rischio il vostro buon nome e la vostra reputazione.
Può capitare che un creativo decida di impegnarsi su un progetto non retribuito nei momenti di “calma lavorativa” oppure, se alle prime armi, per dare vita al proprio portfolio.
Tuttavia, il tempo impiegato per seguire un progetto potrebbe essere impiegato in modo migliore: contattare nuovi potenziali clienti, studiare una nuova strategia di comunicazione, aggiornarsi frequentando un corso.
Spesso uno dei motivi per cui si accetta un lavoro non retribuito è il ritorno d’immagine che si può ottenere. Ed è per questo che proprio il ritorno d’immagine diventa la giustificazione più usata dal cliente nelle richieste di lavoro gratis.
Ma è realmente una motivazione valida? In primo luogo, come si fa a quantificare il ritorno d’immagine? Quando sei pagato hai un guadagno tangibile, ma come si fa a capire quando si riceve il giusto guadagno dal ritorno d’immagine? Attraverso un buon feedback? O piuttosto ricevendo più visite sul sito web?
Forse. Ma per il vostro lavoro quale sarà il vero ritorno? E soprattutto… Quando arriveranno le bollette si pagheranno con il ritorno d’immagine?
L’ultima ragione (forse N.d.A.) per evitare i lavori non retribuiti è la loro mancanza di paletti ben definiti. Quando un progetto viene concepito, infatti, una delle prime cose da stabilire è il budget, perché sarà questo a determinare la quantità di ore, persone ed attrezzature necessarie per lavorare. Ma se non esiste un budget e non esistono dei vincoli specifici, come si può essere sicuri di non rimetterci in termini di tempo e di soldi?
Se il tempo per il cliente non ha un valore monetario, chiederà sempre più lavoro, più modifiche e revisioni portando questi piccoli progetti ad enormi perdite di tempo.
Svolgere una professione creativa equivale essenzialmente a lavorare in qualsiasi altro settore non creativo. Nessuno si aspetta che un elettricista ci sistemi l’impianto di casa “in amicizia” o che un sarto faccia delle riparazioni “per la gloria”. Quindi non si dovrebbe mai elaborare un progetto creativo senza aspettarsi un pagamento.
Come ogni regola ci sono tuttavia delle eccezioni. Purché siano chiari fin da prima di iniziare i confini, si può prendere in considerazione di accettare un lavoro non retribuito nei seguenti casi:
Quando si lavora come professionista creativo è necessario costruire continuamente la propria reputazione quindi si può decidere di lanciarsi in un lavoro non retribuito (ad esempio un guest post su un blog con molti seguaci) al fine di creare un po’ di visibilità per il proprio brand. Ma attenzione, accuratezza nella valutazione!
Ed ora… Siete ancora convinti che lavorare gratis sia un incentivo a valorizzare la vostra professione?
L’ipotesi di dire No ad un cliente si accompagna spesso al timore di perdere un guadagno sicuro.
Inoltre i dubbi crescono quando si pensa al fastidio di dover dire ad un cliente che non puoi (o non vuoi) occuparti del suo progetto. In fondo, infatti, l’idea di rifiutare un lavoro sembra andare contro la natura istintivamente sociale del freelance, per il quale è importante essere accettato e gratificato per il buon lavoro che compie. Per questo, nella maggior parte dei casi, si cerca di accontentare le richieste ricevute.
Ma cosa comporta un approccio simile? La paura di dire NO rischia di far accettare progetti di poco valore che potenzialmente sono una perdita di tempo e che comporteranno uno scarso guadagno.
Prima di decidere se accettare o meno un progetto, è necessario avere un' idea del tipo di lavoro e quanto tempo ci vorrà per portarlo a termine.
Creare un piano di lavoro ed elencare i vari step progettuali sono ad esempio punti utili per arrivare ad avere una visione chiara del tipo d'impegno e del progetto che si sta per affrontare. Ma il lavoro di valutazione non finisce qui. Prima di accettare l'incarico, è quindi utile e importante porsi alcune domande, la percentuale di risposte positive è determinante per la scelta finale. Se le risposte sono per lo più negative, forse è il caso di declinare la proposta.
Il No è un'affermazione chiara e definita. Molti pensano che dire No sia poco cortese, al contrario rifiutare un progetto che si è consapevoli di non poter (o voler) seguire è segno di onestà.
Accettare un lavoro che probabilmente si seguirà malvolentieri denota infatti poca correttezza, elemento alla base del rapporto col cliente. Infatti, come un professionista esige rispetto da un cliente allo stesso modo deve saperlo dimostrare.
Quando si dovrà rinunciare ad un lavoro, che sia tramite e-mail, al telefono o di persona, l'importante è farlo in maniera semplice e chiara, con il doveroso rispetto e la giusta educazione. In questo modo la gente rispetterà e valorizzerà maggiormente il tuo tempo e il tuo lavoro perché sarai tu a rispettare e valorizzare il tuo tempo e il tuo lavoro.
A questo punto appare chiaro che un rifiuto ragionato può rappresentare in molti casi una svolta positiva per il proprio lavoro e non invece un'occasione persa.
Il tempo che si sarebbe dedicato a seguire un progetto poco gratificante o un cliente rognoso, lo si potrà investire nella ricerca di collaborazioni più proficue oppure nel migliorare le tue competenze professionali. Infatti la mera riscossione di una somma di denaro non implica automaticamente un guadagno reale.
Dunque, quando scegli se accettare o meno un lavoro… Ricorda sempre: un lavoratore autonome è l'imprenditore di se stesso.