Un evento aziendale costituisce sicuramente un investimento per l'azienda, ma è molto più importante di quanto sembri sia per i dipendenti che per potenziali partner. In un'era in cui parliamo tanto di User Experience e contenuti personalizzati, anche un appuntamento corporate deve trasformarsi in un'esperienza concreta da vivere, che crei empatia tra le persone e il brand e che lasci ricordi piacevoli ai partecipanti. Intendo dire è che anche un evento aziendale è uno strumento di marketing. In questo la visual identity del brand è la vera protagonista della festa. Ma perché l'immagine coordinata è così decisiva per la comunicazione aziendale di un evento corporate? Scopriamolo insieme. 

Comunicazione corporate: la brand identity negli eventi aziendali

La prima domanda da porti se vuoi organizzare un evento aziendale è: "a chi è rivolto?" Collaboratori? Dipendenti? Consumatori finali? Pubblico in generale? Definire i destinatari implicherà anche obiettivi diversi ma anche un differente corredo dell'immagine coordinata, a partire dai gadget (che non devono mai mancare). Infatti, oltre ad un'immancabile esperienza emotiva, un evento di successo deve essere intessuto di continui rimandi al brand. Non dimenticare che la prima funzione immediata di un appuntamento del genere è l'incremento della brand awareness.

L'organizzazione di un evento è costituito da tre macro momenti: la fase di preparazione e lancio, l'evento in sé e la fase post-evento in cui si tirano le somme e si sanciscono le relazioni nate sulla scorta dell'emotività. ovviamente ognuna di questi tre fasi richiede un'adeguata immagine coordinata che leghi l'evento al brand. Dagli inviti ai gadget, fino all'eventuale menù, all'angolo selfie e alle card di ringraziamento, ogni elemento deve essere coerente con l'immagine aziendale per rafforzare la brand awareness.

Ma come determinare gli elementi grafici che caratterizzeranno l'evento aziendale? 

Comunicazione azienda e identità visiva dell'evento

Innanzitutto bisogna stabilire il tipo di evento da organizzare e di conseguenza individuare i colori che lo caratterizzeranno influenzando il modo in cui i partecipanti percepiranno il tuo evento. Ovviamente però questa scelta non può ignorare i colori o il logo dell'azienda, che in un modo o nell'altro devono emergere chiaramente per ricollegare costantemente l'evento al brand. 

Secondariamente, bisogna elaborare lo storytelling dell'evento per migliorare l’identità visiva del convegno, del party o dell'open day. Per il successo dell'evento è fondamentale sorprendere i partecipanti, magari realizzando inviti originali e accattivanti oppure raccontando la nascita del brand con animazioni piuttosto che proiettare il solo logo statico su una parete. 

Vantaggi di un evento per la promozione aziendale

Il primo vantaggio è trasversale a qualunque tipo di evento aziendale. Infatti ogni occasione di questo tipo funziona come cassa di risonanza per il marchio; innesca un passaparola virtuoso che farà crescere la considerazione del brand creando notorietà e ponendoti in una posizione più smart nei confronti dei tuoi competitor. In una sola parola, come già abbiamo accennato, un evento aziendale accresce la brand awareness dell'azienda. In quest'ottica è a maggior ragione strategico elaborare gadget brandizzati che si trasformino in veicoli di comunicazione capillari, la cui carica pubblicitaria non si esaurisce nel giro di poco tempo ma anzi dura a lungo sotto forma di calamita su un frigorifero o di ombrello sotto la pioggia in città. 

Un secondo vantaggio è di carattere empatico e consiste nel legame emotivo nei confronti dell'azienda. Questo vantaggio vale sia per eventi dedicati ai propri dipendenti che per altri volti a creare nuove partnership, così come per appuntamenti destinati direttamente ai consumatori finali. Infatti vivere in prima persona un'esperienza offerta dall'azienda, in linea con i suoi valori e il suo tono di voce, consente ai partecipanti di entrare in sintonia con il brand sentendosi parte di una community ma allo stesso tempo speciali. 

Per riuscire a fondere lo spirito dell'evento con l'identikit del brand, è necessario affidarsi ad un graphic designer professionista che sappia trovare il giusto equilibrio attraverso un'identità visiva dell'evento accattivante e coerente con la brand identity. Infatti, improvvisare la tua immagine durante un evento è rischioso perché potrebbe generare effetti contrari rispetto a quelli che ti aspetti e anche in questo caso funzionerebbe bene il passaparola!

L'identità visiva, le strategie di comunicazione e più nel complesso il marketing, non si basano solamente su regole proprie. Oggi sentiamo parlare sempre più di "neuromarketing", ma cosa indica questa parola dall'eco un po' scientifico? Cosa potrebbe mai avere a che fare il mondo fluido dei comportamenti dei consumatori con l'universo razionale delle scienze? 

Il marketing prende sempre spunto da altri ambiti. Dal momento che questa disciplina ha come oggetto i nostri comportamenti, non può ignorare le conoscenze derivanti da altre scienze umane come l’economia comportamentale, la psicologia cognitiva e sociale. Unendo tutte queste competenze, si ottiene un quadro molto più completo in merito al consumatore e alle motivazioni inconsce che guidano le sue decisioni quotidiane.Il Neuromarketing consiste nell'applicazione delle conoscenze neuroscientifiche al marketing, volte ad analizzare i processi inconsapevoli nel consumatore che influiscono sulle sue scelte di acquisto e influenzano il suo coinvolgimento emotivo nei confronti di un brand. Ma in cosa consistono le conoscenze neurologiche applicate al marketing? Scopriamolo

Cos'è il neuromarketing

Il neuromarketing è una disciplina alquanto recente. La definizione risale al 2002, quando l'esperto di mercato Ale Smidts coniò il termine per indicare il ricorso alle tecniche neuroscientifiche nel marketing volte ad avere una più completa conoscenza del consumatore e quindi creare strategie più efficaci. Infatti le competenze di neuromarketing vengono messe in campo con l'obiettivo di analizzare i processi irrazionali che avvengono nella mente del consumatore e che ne influenzano, seppur inconsapevolmente, decisioni di acquisto e sentimenti nei confronti di un brand.

Neuromarketing e ricerche di mercato

Questa nuova frontiera del marketing ha spostato l'asse della disciplina, andando a fornire ulteriori informazioni complementari alle tradizionali metodologie di analisi. Ad esempio, le classiche ricerche di mercato si sono sempre attenute a questionari in cui le persone coinvolte potrebbero mentire, condizionate da fattori più o meno consapevoli. Selezionando le opzioni ritenute più idonee o censurando le vere risposte per vergogna, pregiudizio personale o paura del giudizio altrui, i risultati di tali ricerche di mercato tendono ad essere non del tutto attendibili. 

Inoltre, seppur in completa buona fede, talvolta le persone coinvolte in ricerche di mercato non sono in grado di esprimere chiaramente le ragioni che le guidano nelle scelte d'acquisto. È naturale, perché entrano in gioco anche meccanismi inconsci che ci spingono a comprare certi prodotti. Infatti gli stimoli di diversa origine sensoriale, quindi odori, suoni, colori, sensazioni, vengono inconsapevolmente immagazzinati nel nostro cervello e automaticamente associati ai brand che li hanno suscitati.

Tecniche di neuromarketing

Secondo l'esperto Gerald Zaltman, il 95% delle scelte di consumo vengono fatte inconsciamente, quindi condizionate da spinte irrazionali. Annunci pubblicitari, spot televisivi, post sui social, design di prodotti e packaging che, se realizzati adeguatamente, restano vivide nella memoria permettendo di collegare nuove esperienze e scelte ad altri acquisti effettuati in precedenza.

Ecco che ci addentriamo nell'aspetto della comunicazione visiva del neuromarketing. Un graphic designer, ma anche UX e UI Designer ad esempio, per svolgere efficacemente il proprio lavoro non può ignorare quali cose e come influenzano le percezioni dei consumatori. Una strategia di neuromarketing che sicuramente non sfugge agli esperti di comunicazione visita è l'eye tracking

Eye tracking

Neuromarketing Eye Tracking

La tecnica dell'eye tracking, anche detta del monitoraggio oculare, a livello scientifico consente di analizzare il punto di fissazione oculare registrando la dilatazione e la contrazione delle pupille; mentre a livello di applicazione nel marketing, è stata riscontrata una correlazione tra la dilatazione della pupilla e l’attenzione dell’individuo verso un determinato stimolo, ma anche tra la contrazione della pupilla e l’avversione nei confronti di un certo stimolo.

Elettroencefalografia

Questa tecnica consente di misurare e registrare l’attività elettrica cerebrale ricorrendo a sensori o elettrodi posizionati sulla testa e collegati ad un computer. Sottoponendo il paziente a determinati stimoli del settore come loghi o packaging di prodotto, si calcola dove si concentra l'attività elettrica del cervello. Quest'ultima tende ad associarsi a determinati processi cognitivi, come memoria e presa di una decisione, oppure a certi stati psico-fisici come fatica, stress o stanchezza. Il vantaggio dell’elettroencefalografia è che permette un monitoraggio in tempo reale, in termini di millisecondi, della risposta dei soggetti agli stimoli.

Risonanza magnetica funzionale

Si tratta di una delle tecniche più innovative e consiste nel misurare l'afflusso sanguigno cerebrale, il quale si intensifica in corrispondenza delle regioni maggiormente attivate. Dal momento che determinate regioni sono maggiormente collegate a taluni processi cognitivi, come la memoria e l’apprendimento, è possibile analizzare la risposta in corrispondenza di determinati stimoli con una precisione dell'ordine dei secondi. 

Studiando le conoscenze acquisite da questa tecnica, esperti di marketing e grafici possono determinare i punti di forza e di debolezza di una comunicazione visiva, ad esempio individuando le potenziali difficoltà che il consumatore potrebbe riscontrare durante la lettura di un annuncio in termini di gerarchia delle informazioni e interazione tra testo e immagini. Dal momento che gran parte degli stimoli cui vengono sottoposte le persone dalle tecniche di neuromarketing sono di natura visiva, capiamo bene come l'immagine di un'azienda, identificativa e ben studiata, è una risorsa imprescindibile per stringere un legame emotivo positivo con i consumatori

Scopri anche: Perché creare un brand per la presenza online

Sebbene spesso vadano a braccetto, UI e UX design sono due ambiti diversi nell'ottica della realizzazione di un sito web. Seppur complementari, si tratta di due concetti ben distinti tra loro che vantano caratteristiche proprie e richiedono competenze specifiche. Di conseguenza, la figura unica dell’UI UX Designer, che spesso si incontra presso realtà molto piccolo, non nasce come un’unica entità bensì come due figure distinte. Infatti, nel caso di realtà più strutturate o di progetti ad ampio budget sentirai giustamente parlare di UX Designer e UI Designer. Ecco qual è la differenza tra UI UX Designer. 

UI UX design: che differenza c'è

La prima distinzione possiamo rintracciarla già nella definizione: design dell'esperienza utente (UX) e interfaccia utente (UI).

UX design

UX Design fa riferimento all’intero ambito dell'esperienza utente; abbraccia pertanto tutte le attività che puntano ad ottenere un’interazione soddisfacente, da parte dell’utente, con il brand. All’interno della User Experience rientra anche l’usabilità che si occupa di rendere il più possibile fluida e intuitiva la navigazione sul sito web, sia nel passaggio da una pagina all'altra che nella consultazione della singola pagina. 

La UX pone quindi al centro le caratteristiche e i bisogni degli utenti, da soddisfare in uno specifico contesto d’uso (nel nostro caso il sito web); il suo scopo consiste nel far combaciare perfettamente aspettative e soddisfazione durante l’interazione. La facilità di reperire contenuti e orientarsi tra le sezioni e le pagine del sito, così come la scelta dei colori e il tone of voice dei testi, sono tutti aspetti che concorrono a rendere l’esperienza dell’utente all’interno dell’ecosistema del brand piacevole e soddisfacente. Di conseguenza anche la UI rientra nell’universo della UX Design. 

UI design

UI Design fa riferimento specificatamente all'"interfaccia utente", cioè all'aspetto estetico assunto dal sito web in ogni sua componente: i tasti su cui gli utenti cliccano, il testo, le immagini, i form o gli spazi bianchi, oltre a layout dello schermo, transizioni o eventuali animazioni dell’interfaccia. In altri termini, rientra nell'ambito della UI Design qualsiasi tipo di elemento visivo, di interazione o animazione grafica, dalla scelta dei colori e dei font alla distribuzione degli spazi.

La confusione tra i due concetti è probabilmente generata dal fatto che le due attività sono accomunate dalla loro finalità: rendere positiva l’esperienza degli utenti che interagiscono con un prodotto o servizio: in questo caso con un sito web; ma soprattutto dipende dalla scarsa consapevolezza che la UI Design è una sottocategoria della UX Design. Ma quali sono le attività pratiche? Insomma: cosa fanno concretamente UX UI designer?

UX Designer cosa fa

Se le due attività si occupano di ambiti contigui e complementari, e per certi aspetti sovrapponibili, allora anche le due figure dedicate sono specializzate, dal momento che UX e UI design richiedono competenze specifiche. Partiamo dall'UX Designer cosa fa.

L'UX Designer è la figura specializzata nella realizzazione della user experience su un sito web o su un'app. Spetta a lui stabilire le condizioni che la struttura dell’interfaccia e le funzionalità del sito devono rispettare per rispondere ai bisogni del target; inoltre rientrano tra le sue attività supervisionare e gestire come tutte le parti si relazionano tra loro.

Il lavoro di un UX Designer

Per usare altre parole, il compito di questo professionista consiste nel porsi nelle vesti di un utente che arrivi sul sito web con il proprio bagaglio di bisogni e abitudini. Sulla base di questa consapevolezza, deve studiare gli eventuali problemi o complicazioni da scongiurare e ricavarne soluzioni in modo da stabilire quali funzionalità deve presentare il prodotto digitale. Ovviamente ogni progetto presenta un profilo aziendale e di mercato del tutto caratteristico; quindi lo UX Designer, analizzando i vari fattori, come i bisogni del target, i competitor e le necessità del cliente, ricava le fondamenta su cui verranno sviluppate struttura, funzionalità e grafica. Il risultato? Un’esperienza il più possibile fruibile per l’utente e che ne rispetti le aspettative. 

In breve, l'obiettivo della UX Designer è mettersi nei panni degli utenti e progettare la struttura del sito e della sua interfaccia in modo da rendere l’interazione con il brand il più positiva possibile.

UI Designer cosa fa

UI Design

Passiamo adesso a capire allora di cosa si occupa un UI Designer. Quest'altra figura si preoccupa dell’estetica del sito web: si assicura che l’interfaccia (realizzata dal collega di UX Design) sia attraente e visivamente stimolante. Allo stesso tempo un esperto di UI contribuisce a rendere intuibile e godibile la navigazione trasformando ogni singola pagina in un insieme armonico, coerente e funzionale di elementi diversi in base allo scopo del sito web o dell'app.

Il lavoro di un UI Designer

L’UI Designer indossa quindi gli occhiali dell'utente e progettare un’interfaccia interessante e accattivante, che metta in risalto le azioni chiave che compongono un sito web. Per fare questo mette ovviamente in campo una serie di competenze e strategie legate ai codici comunicativi visivi. Ad esempio, spetta alla UI Designer stabilire l’equilibrio tra gli elementi di una pagina e sistemarli secondo un ordine gerarchico; ma tra le altre competenze richieste c'è la capacità di utilizzare font e colori adatti e piacevoli i quali, non secondariamente, influiscono sull’esperienza utente.

In breve, possiamo dire che un UI Designer ha come obiettivo quello di assicurarsi che ogni singolo elemento visivo sia unito, sia esteticamente che nello scopo, in maniera coerente e funzionale al resto della pagina e del sito web.  

UX, UI Design e brand identity

Aggiungiamo un ulteriore tassello. Tutte queste operazioni, se portate avanti da designer esperti, vengono fatte rientrare in una strategia di comunicazione che renda emotivamente ed esteticamente l'essenza della filosofia e del messaggio dell'azienda. 

Ho già avuto modo di raccontarti cos'è un brand. Possiamo dire che UX e UI Designer si occupano di trasferire l'identità del brand rispettivamente nell’esperienza e nel layout del sito web. Infatti: più un sito è visivamente bello, chiaro, equilibrato e con gli elementi ben disposti, più contribuirà insieme alle soluzioni offerte dalla UX Design a rendere l’esperienza soddisfacente. Ma allo stesso tempo: più i colori, i font, le icone e le illustrazioni sono coerenti con l'immagine coordinata dell'azienda, maggiormente l'utente si ricorderà di quel sito web e sarà incentivato a tornarci in virtù della piacevole esperienza. Insomma: l'interazione e l’aspetto del sito rientrano a pieno titolo nella strategia di brand identity di un'azienda che voglia distinguersi dai competitor. 

In conclusione, possiamo dire che la UX & UI design sono due attività ben diverse, che lavorano a livelli distinti ma che puntano entrambe a rendere l’esperienza sul sito il più fluida e piacevole possibile. In una maniera metaforica, potremmo metterla così: l'attività della UX Designer si muove ad un livello carsico rispetto alla UI Designer che invece lavora in superficie, ma il corso di entrambe le attività sbuca nel medesimo bacino: confluisce nella migliore esperienza utente possibile. 

Progettare un logo di successo non è semplice; né tanto meno si può contare su una formula magica per progettarlo. Infatti non si tratta di un'operazione meccanica, bensì di un processo creativo a tutti gli effetti. Tuttavia, se sgombriamo il campo da errori di valutazione, improvvisazioni e pressioni, possiamo ricondurre l'impresa astrale ad una serie di stelle fisse. Infatti, portando avanti il percorso di elaborazione seguendo alcuni "punti cardinali", un graphic designer non si perderà e ti fornirà il risultato più in linea con i tuoi obiettivi. Perciò addentriamoci insieme in questa selva creativa e scopriamo i passaggi di un designer per capire come creare un logo professionale. 

Costruzione logo e le fasi del processo

Può sembrare un elenco semplice e noioso, ma individuare i momenti circoscritti che costituiscono il processo è fondamentale per capire come creare un logo ottimizzando il lavoro e procedendo senza ostacoli. E questo procedere sicuri senza dispersioni di tempo ed energie è un vantaggio sia per il professionista che per il cliente, il quale non si ritroverà a dover prevedere tempistiche dilatate o eventuali costi extra.

Quindi, più che una lista statica, guardiamo a questo elenco come ad una road map che assicuri migliore qualità e risultati più coerenti con il progetto. Ma quali sono le tappe necessarie per giungere alla meta?

  • Brief
  • Ricerca e analisi
  • Ricerca d'ispirazione
  • Schizzi preliminari
  • Disegno vettoriale
  • Presentazione al cliente
  • Correzioni e revisione
  • Finalizzazione del progetto
  • Consegna del progetto

Come puoi notare, il processo creativo va ben oltre la semplice realizzazione grafica del logo dagli schizzi preliminari al disegno vettoriale. Oggi voglio raccontarti come creare un logo dalle primissimo passo del brief di progetto alla scelta del colore.

Creazione loghi: partire dal brief di progetto

Prima ancora di immetterci in cammino dobbiamo farci un'idea di quale sia la strada maestra da seguire. Nel caso della costruzione di un logo, la stella polare è il brief di progetto

Si tratta di un documento fornito dal cliente al logo designer che presenta tutte le informazioni necessarie per veicolare il processo creativo. I dettagli da includere non devono fare esclusivamente riferimento ai desiderata del progetto, ma anche ai prodotti, ai valori e all'identità aziendale, al mercato di riferimento e via dicendo. Perché non limitarsi alle informazioni per disegnare il logo? Poiché avere a disposizione una conoscenza più ampia del cliente permette al consulente creativo di raccontare al meglio il brand, puntando dritto agli obiettivi e rispettando le aspettative senza andare fuori strada.

A questo punto scopri: Come scrivere un brief efficace?

Nonostante la fornitura del brief, quante e quali modifiche o aggiunte dovranno essere apportare alla proposta creativa è alquanto impossibile da predire: i grafici sanno fare magie visive ma sono re magi che seguono una strada, non maghi... anche se alcuni si presentano come Simone Mago che offre miracoli in cambio di prezzi da listino. 

Ma ecco: Perché non credere ai listino prezzi grafici

Come creare un logo: ricerca e ispirazione

Ricevuto il brief di progetto, il primo passo da parte del graphic designer su come creare un logo efficace è svolgere una ricerca online volta a trovare qualche idea, magari sfogliando il portfolio di logo designer famosi per trovare la giusta ispirazione. Da consulente esperto posso infatti assicurarti che essere consapevoli di ciò che ci circonda è fondamentale, anche solamente per aiutarci ad escludere sentieri già battuti dai competitor. Tuttavia l'esplorazione non deve scadere in un semplice copia-incolla, pratica ovviamente professionalmente squalificante e moralmente sbagliata. Un altro passaggio da non sottovalutare in questa fase è verificare se le idee segnalate dal cliente nel brief siano già esistenti e, in caso, analizzarle e trasformarle in nuovi punti di partenza per trovare chiavi di lettura alternative.

Come disegnare un logo: dallo sketching alla scelta dei colori

Logo Consulenti Obiettivo Profitto - Sketching

Come fare un logo

La fase di sketching rappresenta un momento fondamentale nella creazione di un logo efficace. Questa seconda tappa lungo il percorso creativo consiste nel buttar giù degli schizzi, con la cara vecchia matita, dando spazio alla creatività. Ovviamente non esiste una regola definita e le idee si sviluppano, evolvono e cambiano direzione rispetto alle ipotesi originali... ma d'altronde è proprio questo il bello, no?

Talvolta potrebbe sembrarci di essere giunti in un vicolo cieco e allora che fare? Tornare indietro, ricominciare da capo e disegnare nuove bozze. Ciò non toglie che l’idea geniale possa venire anche al primo tentativo! 

La ricerca d'ispirazione, insieme allo sketching, costituiscono la fase preliminare del percorso creativo e richiedono al graphic designer più tempo rispetto a qualsiasi altro momento del processo per realizzare un logo.

Non solo per creare un logo da zero è necessaria la giusta ispirazione, scopri infatti: quando fare il restyling di un logo.

Disegnare logo in bianco e nero

Sebbene all'occhio meno esperto possa sembrare il contrario, lungo la road map di un logo designer il colore compare a sentiero inoltrato, dal momento che in prima battuta bisogna focalizzarsi sull’idea. Niente fronzoli: se un logo funziona nella versione monocromatica, probabilmente quella a colori potrà solo che arricchirne il valore!

Per esperienza considero la creazione del logo in bianco e nero una buona pratica da seguire sempre, seppur non si tratti una regola ferrea. Potremmo ad esempio infrangere questa norma se stiamo sviluppando un logo destinato a funzionare solo sul web, dove i colori brillanti la fanno da padrone.

Comunque, in tutti i casi, nessuna sfumatura di colore celerà un logo progettato male... quindi non lasciarti intortare e anzi:

Scopri: Quali sono gli errori più comuni nel logo design.

Realizzare logo e la scelta dei colori

La teoria del colore è molto complessa e non può essere riassunta in poche righe di testo. Tuttavia ogni designer ne conosce fondamenti e implicazioni psicologiche e per questo è in grado di utilizzare il colore consapevolmente, conferendo maggior valore ed enfasi ad ogni progetto grafico.

Utilizzare dei colori specifici per comunicare la sensazione che il marchio desidera suscitare è un assioma nella comunicazione visiva; se poi consideriamo che alcune marche sono riconoscibili unicamente dalla loro tinta distintiva è ben evidente quanto siano importanti i colori in un articolo su come creare un logotipo.

Conoscere la psicologia dei colori, che tipo di sentimenti e stati d’animo evochi ogni tonalità è sicuramente un aspetto importante da tenere in considerazione nel creare un logo e un consulente creativo è in grado di consigliare il proprio cliente anche in questo senso. Tanto più se pensiamo che, a seconda dell'ambito, gli stessi colori possono trasmettere ulteriori sfumature di significato o messaggi subliminali. Ad esempio nel caso del cibo i colori vengono caricati di ulteriori valori, più o meno positivi, che sarebbe il caso di conoscere nel momento in cui si realizzi una brand identity legata al cibo.

Scopri di più: Colori caldi e colori freddi nel Food

Come creare un logo: “Keep it simple, stupid"

Se finora abbiamo elencato dei punti cardinali, adesso è il momento della stella polare che deve orientare come creare un logotipo. KISS è il nome di questo astro ed è l'acronimo di "Keep it simple, stupid", una frase attribuita all'ingegnere aeronautico Kelly Johnson. Il principio KISS afferma che la maggior parte dei sistemi funziona meglio evitando processi complessi; di conseguenza la semplicità dovrebbe essere un punto fermo in ogni progettazione: una stella polare, appunto. Questa stessa filosofia calza perfettamente nel design di un marchio: un logo semplice è più facile da riconoscere. Ad esempio, lo swoosh della Nike (il baffo per intenderci) è estremamente minimale ma è anche uno dei più riconoscibili nel mondo. 

Neanche a dirlo, il principio KISS va tenuto in considerazione fin da quando si inizia a scarabocchiare qualche schizzo, lavorando sull’essenziale e lasciando fuori tutti gli elementi non necessari. D'altronde, e questo è fondamentale soprattutto per un logo destinato all'online, mantenere il design semplice permette anche la flessibilità in termini di dimensioni.

Creare logo aziendale? Affidandoti ad un professionista

Il logo è l’anima e il volto di ogni azienda, società o professionista; poiché ne rappresenta il simbolo distintivo e rappresentativo, una corretta progettazione permette al logo di essere una potente risorsa. Per la stessa ragione è fondamentale che il processo di realizzazione sia affidato ad un consulente esperto, che abbia competenze specifiche e che sia in grado di guidare il cliente distogliendolo dalla folta selva di esempi, ispirazioni, richieste e vezzi in cui tende giustamente a perdersi. 

Un errore dei grafici più inesperti, probabilmente comprensibile, consiste nell'accettare ciecamente le linee guida imposte dal cliente dando origine a loghi non correttamente progettati e, ancor peggio, inefficaci. Viceversa è importante riuscire a dire di no a richieste sbagliate e controproducenti, spiegando al cliente le ragioni di tali considerazioni e riuscendo a trovare alternative convincenti per entrambi. D'altronde un graphic designer è un consulente e non semplicemente un grafico.

Logo personalizzato: simbolo o wordmark?

Il logo della Mercedes non è una macchina; il logo di Apple non è un computer. Eppure, vedendoli, non avremmo dubbi sull'azienda che rappresentano. Questo significa che il logo di un ristorante non ha bisogno di richiamare il cibo, che il logo di un dentista non deve necessariamente mostrare i denti e via dicendo. Il marchio che realizza un grafico esperto non è infatti la semplice rappresentazione visiva e imbellettata del prodotto o del servizio offerto dal cliente, ma allo stesso tempo l'espressione grafica dei valori e della storia della sua azienda in linea con la percezione del target. Proprio qui si colloca il lavoro creativo di un logo designer, che a volte  elegge come soluzione migliore per rappresentare il business di un cliente un wordmark professionale.

Forse lavorare sul semplice logotipo come proposta potrebbe sembrare semplicistica, ma anche la costruzione del lettering richiede studio e analisi: anche la scritta più elementare non è poi così banale, dal momento che deve rispettare complesse regole di progettazione e non bisogna aver paura di presentare della proposte in questa direzione. Anche perché "Keep it simple, stupid", no?

Approfondimento

Quanto costa un logo?

Tra i tanti ruoli maturati, i social network sono diventati anche delle "agenzie di viaggi", o per meglio dire delle "guide all'ispirazione" che ci aiutano a scegliere la destinazione della prossima vacanza. Sia seguendo pagine ufficiali che notando i post della propria rete, la maggior parte degli utenti si lascia volentieri influenzare dal web nello stilare la propria travel list. Instagram, il social delle immagini per eccellenza, si sta affermando sempre più come una risorsa d'oro per hotel, enti locali, stabilimenti, campeggi, musei e resort che vogliano attirare visitatori. Numerose destinazioni hanno già compreso le potenzialità del binomio social network e turismo, puntando soprattutto su stories e hashtag. 

Allo stesso tempo, però, diversi operatori coinvolti nel settore turistico hanno compreso che non basta postare foto e messaggi promozionali per risultare accattivanti agli occhi degli utenti. Infatti una strategia social funziona se include una comunicazione visiva coinvolgente e identificativa. Ma vediamo in cosa consiste e perché è necessaria.

Turismo e social network in una strategia di brand territoriale

La strategia di comunicazione social deve prevedere ovviamente la scelta delle piattaforme più efficaci sia per il proprio tipo di business che per intercettare il proprio target, ma anche i contenuti migliori per creare il legame con la propria community. Non secondaria è parimenti l'attività dedicata alla definizione dell'identità visiva che ho qui intenzione di approfondire.

Ho già raccontato in cosa consista il brand di un territorio e perché sia fondamentale una strategia di marketing territoriale per emergere rispetto ai competitor. Il brand territoriale, il cui primo passo consiste nella creazione di un logo turistico, rappresenta infatti l'insieme delle azioni comunicative volte a trasmettere il valore, la storia, le attrazioni di un territorio con lo scopo di renderlo immediatamente distinguibile e particolarmente attraente. Una strategia in questo senso deve ricorrere ai mezzi offline e online, ai partner e al coinvolgimento della community.Pertanto la comunicazione visiva riveste un ruolo chiave in una strategia social media e turismo. Una volta definito il logo turistico che sintetizzi i valori e l'esperienza assicurata dal territorio (ovviamente da parte di un graphic designer esperto) arriva il momento di declinare gli elementi e le coordinate stabilite in una comunicazione visiva che racconti quei luoghi al grande pubblico. Ecco che entra in scena il visual storytelling.

Approfondimento

Quanto costa un logo?

Social turismo e comunicazione visiva: dalle immagini alla posizione del logo

Visual storytelling, turismo e social media

Cosa si intende per "visual storytelling"? Significa raccontare storie (e nel nostro caso anche luoghi) attraverso immagini, foto e video che costruiscano un immaginario orientato a suscitare un legame emotivo con gli utenti-turisti. In altre parole si tratta di comunicare in modo persuasivo, rivolgendosi direttamente al destinatario. Ecco perché il visual storytelling si rivela molto efficace nel turismo: gli utenti desiderano essere stupiti, guardare belle e suggestive immagini per evadere dalla quotidianità sentendosi già in vacanza. I social network sono i canali per eccellenza in cui trasmettere queste emozioni, ma funzionano se il visual storytelling viene adattato ai diversi modi e formati disponibili; non dimentichiamo che non esiste un modo univoco di raccontare un territorio!

Social network turismo e la scelta delle immagini

Un'immagine vale più di mille parole, soprattutto se quello che stiamo promuovendo è una spiaggia del Salento e non una pompa idraulica. Quindi scegliere la giusta foto non è un passaggio secondario, né tantomeno decidere come inserirla all'interno dell'identità visiva del tuo brand turistico. Ma andiamo per gradi: la fotografia turistica oggi non si accontenta più di raffigurare i luoghi, ma punta a privilegiare immagini coinvolgenti e focalizzate sull'esperienza; in un certo senso potremmo dire che la fotografia "statica" è stata soppiantata da una fotografia "dinamica".

D'altronde i turisti di oggi restano indifferenti di fronte alle immagini istituzionali e patinate che tradizionalmente popolano le pagine delle brochure. Proprio i social network e l'infinità di contenuti visivi che portano in ogni minuta occasione quotidiana hanno trasformato i gusti degli utenti che oggi privilegiano foto vere ed emozionanti, in grado di trasmettere l'esperienza e cogliere gli elementi essenziali del territorio. La conseguenza è che non è cambiato solamente il modo di comunicare i luoghi, ma gli stessi soggetti delle immagini: non più monumenti iconici, ma scorci inediti, persone del posto e tradizioni locali.

Turismo social e visual identity

"Rem tene forma sequetur": una volta che hai il contenuto, quest'immagine va adeguata alla tua identità visiva. Non basta infatti pubblicare una foto sulla tua pagina social per essere automaticamente riconoscibile agli occhi degli utenti. Dovresti ad esempio, e per prima cosa, sovrapporre il tuo logo turistico all'immagine in modo da associare quell'esperienza al tuo brand. Non dimenticare inoltre che gli utenti tendono a condividere i contenuti che li colpiscono, innescando un processo che non sarai più in grado di tracciare. Editando quell'immagine con il logo o altri elementi identitari, il contenuto non rischia di perdere la tua firma.

Curare l'immagine social del tuo brand non consiste però solamente nella sovrapposizione del logo ufficiale del territorio o della struttura ai contenuti. Lo abbiamo accennato poco sopra: le piattaforme web forniscono una notevole varietà di canali di comunicazione, caratterizzati da diversi formati. Per poter intercettare il target in maniera armonica, coerente e curata, è necessario adattare l'identità visiva del tuo brand alle diverse funzionalità digitali. Ad esempio il formato e le possibilità espressive delle stories su Instagram o Facebook consentono di realizzare contenuti ben più interattivi che il classico post; a tale divaricazione deve inevitabilmente corrispondere un adattamento delle grafiche! 

Ma l'importanza di una presenza radicata online e della conseguente brand identity accattivante non si limita ai social network.

Scopri anche: Perché creare un brand per la presenza online

Creare una vera e propria strategia di rebranding che renda distintiva la tua azienda rispetto ai competitor sul web è decisivo. Costruire un'identità, innanzitutto visiva, è fondamentale per una crescita affidabile e costante: essere riconoscibile significa infatti presidiare la mente dei consumatori e stringere con loro un rapporto di fedeltà. Se quindi ti stai chiedendo come lanciare un brand online, metti in conto la possibilità di dover mettere in discussione il tuo stesso logo.

Con l'avvento del digitale la componente visiva è diventata la principale risorsa per la comunicazione di un'azienda. Oggi i siti web, i social network e le app assicurano ancora più visibilità; ma allo stesso tempo, proprio per questo, richiedono un'immagine aziendale ancora più forte. Questa nuova frontiera sfida anche le aziende che possono contare su un brand consolidato. Infatti un marchio di vecchia generazione ed efficace non è automaticamente adatto alla comunicazione sul web; così come una marca ormai rinomata ma del tutto estranea al mondo digitale, dovrebbe guardare al futuro. D'altro canto non smetterò mai di sottolineare come, se ultimamente colossi come Renault, Amazon e Burger King hanno deciso di dare una rinnovata alla propria immagine, evidentemente queste strategie hanno un loro peso nel successo di un'azienda.

Già che ci sei, scopri anche queste curiosità sui brand famosi!

Oggi voglio spiegarti perché approdare sul web è una buona ragione per avviare un'operazione di rebranding, a partire dalla comunicazione visiva.

Quando fare rebranding aziendale

Sfatiamo un dogma: un logo non è immutabile. Di conseguenza anche un brand può variare nel corso del tempo. In fondo il mercato, la società e quindi i consumatori, sono in continua evoluzione. Pensa a quanto il digitale, nel giro di poco tempo, ha rivoluzionato il modo di interagire con le aziende!

Le ragioni che possono spingere una marca a rinnovare la propria immagine e la propria comunicazione sono diverse. 

  • Azienda è mutata. Nuove politiche interne, fusioni, scissioni, cambio di mission; ma ancora l'introduzione di nuovi prodotti o l'apertura verso nuovi target da intercettare innanzitutto attraverso un brand empatico.
  • Pubblico è cambiato. Lo abbiamo già detto: il digitale ha trasformato i comportamenti d'acquisto dei consumatori, sono emersi nuovi target come i Millennials o la generazione Z. 
  • Nuove tendenze. Con il tempo i gusti e gli interessi, i valori del pubblico cambiano. Pensiamo all'attenzione dei consumatori sempre più rivolta alla sostenibilità e all'inclusività.
  • Logo obsoleto. Talvolta, nonostante il suo successo, è evidente che il logo dell'azienda sia un po' impolverato e che quindi richieda di essere rinnovato e rivitalizzato nelle linee e nei colori. 

Esistono poi situazioni imprevedibili che potrebbero spingere un'azienda a rivedere la propria visual identity a partire da logo. Tanto per dirne una: una pandemia mondiale!

Approfondimento

Quanto costa un logo?

Lanciare un brand online: perché fare digital rebranding?

Ultimamente stanno prendendo decisamente piede i social network che fanno della comunicazione visiva il proprio punto forte. Instagram e Pinterest, ad esempio, stanno scansando sempre più il fratello maggiore Facebook. Non solo: anche su LinkedIn, la piattaforma business per eccellenza, spopolano sempre più caroselli e infografiche per convogliare contenuti in maniera immediata e coinvolgente. 

Il tuo brand ha sempre funzionato? È ben conosciuto e riconosciuto dal tuo target? Ma come si comportano oggi i tuoi clienti? Cosa si aspettano da te? E soprattutto: loro si sono trasferiti online e ti aspettano lì: tu cosa hai intenzione di fare? Sei pronto ad unirti alla tribù? 

Oltre un milione di utenti popolano ogni giorno l'ecosistema Instagram e il tuo target è proprio nascosto all'interno di questa folla. Una volta intercettato con campagne di social media marketing, devi essere sicuro di averlo conquistato; non dimenticare infatti che gli utenti vengono costantemente bombardati da contenuti sul proprio feed, sponsorizzati e non. Pertanto la tua azienda deve riuscire ad emergere nella giungla dei competitor e per farlo devi puntare innanzitutto sull’abbinamento strategico tra immagini e testo, in grado di rafforzare il messaggio e prolungare il ricordo

Non sottovalutare neanche la prima impressione che gli utenti hanno quando scorrono il tuo feed. Una bacheca ordinata, coesa, armonica e utile trasmette un senso di affidabilità e professionalità.In questa ottica l’effetto wow non basta. I contenuti visivi devono essere coerenti con la personalità del brand​ che viene definita a monte: prima ancora di declinarla nei vari canali digitali e creare format grafici per le diverse rubriche. Per questa ragione dovresti affidarti ai servizi di un graphic designer esperto.

Come fare rebranding: parti dal restyling del logo

Restyling Logo Aziendale

Ma per lanciarti con un'identità visiva efficace e coerente, devi chiederti innanzitutto se gli elementi della tua visual identity funzionano bene sui social e sul web. L'esempio più semplice ma anche più decisivo che ti faccio riguarda proprio il logo: se fino a ieri il tuo marchio era perfetto per carta intestata, manifesti e packaging, oggi che la tua strategia di comunicazione include nuovi canali e dispositivi potrebbe non essere funzionale. Lo smartphone è diventato il device più utilizzato dagli utenti per navigare online e compiere azioni. Di conseguenza è fondamentale che la tua identità visiva sia funzionale ad essere veicolata attraverso lo smartphone. Qui i loghi sono più piccoli, gli spazi ristretti e la lettura meno paziente. Non solo, anche i colori possono risultare più o meno adatti a popolare i tuoi spazi online.

A tal proposito scopri quanto è importante la psicologia dei colori!

Nel mondo di oggi, e ancor di più dopo l'accelerata digitale impressa dall'emergenza Covid-19, ricorrere agli strumenti di marketing digitale è fondamentale per emergere dalla massa dei competitor e affermare la propria presenza sul web. Al giorno d'oggi tutti ricorriamo ad internet o ad app per fare ricerche e acquistare prodotti, confrontare prezzi e tenerci aggiornati. Ecco perché creare un brand che tenga in primaria considerazione le modalità di comunicazione digitali è fondamentale.

L'errore comune di molte piccole o medie imprese è credere che il sito web, i canali social o una strategia di marketing digitale siano degli extra a cui dedicarsi di tanto in tanto. È un grandissimo errore! E in questo articolo voglio spiegarti perché.

Perché creare un brand per la tua azienda 

Che tu sia un libero professionista, una catena di ristoranti, una piccola realtà imprenditoriale o una multinazionale, il primo passo per mostrarti in giro è proporre una precisa identità aziendale, a partire da un'immagine coordinata che esprima al massimo i valori e la mission della tua attività. Il brand sarà il risultato di questa operazione: sarà la percezione che il pubblico avrà di te. 

Il tuo obiettivo sarà pertanto realizzare una corporate identity ben studiata e che veicolerà al target le tue vere intenzioni. Ma per ottenere questo non basta servirti di tutti gli strumenti messi a disposizione dal web; devi essere in grado di usarli nella maniera migliore, creando valore intorno al tuo nome e alla tua attività. Per creare un brand possiamo riassumere tre fasi.

Immagine aziendale coordinata

Questo processo parte con l'individuazione dei valori dell'azienda, del messaggio che essa vuole comunicare e con quale tono di voce, per poi passare alla definizione del naming, di un logo, di colori aziendali e di tutti gli elementi visivi che identificheranno quel brand come packaging, biglietti da visita, grafiche social, ecc. 

Comunicazione coordinata aziendale

La coerenza degli elementi visivi determina e assicura la riconoscibilità del marchio nel tempo. Ma bisogna riempire tutta questa "visività" con contenuti ben studiati in funzione della tua attività e degli interessi del tuo target.

Giusti canali digitali

Una comunicazione attraverso ogni singolo canale di comunicazione digitale non sempre è la scelta giusta. Spesso richiede uno dispiegamento eccessivo di risorse ed energie senza concreti ritorni. Ecco perché bisogna affidarsi ad esperti di digital marketing.

Ovviamente in questo articolo voglio spiegarti come creare un brand adatto alla presenza online della tua azienda, ma concentrandomi sulla visual identity che ti aiuti a presiedere gli spazi web e la mente degli utenti. 

Brand identity e sito web

Fino a qualche anno fa si credeva che il sito web non fosse altro che una vetrina: c'era o non c'era, in fondo gli utenti non entravano in contatto con le aziende attraverso il sito. Oggi tutto è cambiato. Il sito è un punto di partenza dal quale fare partire strategie, monitorare i comportamenti dei tuoi clienti e attirarne di nuovi. 

Sia che tu voglia creare un sito web da zero, sia che tu voglia migliorare quello che hai già online con un'operazione di restyling del sito web, l'importante è garantire la migliore esperienza di navigazione all'utente; cioè assicurare a chi atterri sul tuo sito prestazioni eccellenti e a te un'ottima reputazione da parte loro.

Approfondimento

Cos'è la UX Design e perché è importante per il tuo brand

Ma per rimanere impresso nella mente dei clienti che atterrano sul tuo sito, devi anche puntare sulla scelta di colori giusti, di quelli che definiscono la tua brand image insieme al logo. Passiamo poi alla scelta delle immagini: illustrazioni, grafiche o fotografie; in bianco e nero o a colori? Anche la scelta delle immagini, ovviamente in alta definizione, contribuisce alla percezione che gli utenti hanno del tuo sito web.

In poche parole: se il sito è ben fatto e curato, i clienti saranno maggiormente spinti a sceglierti perché penseranno che sei evidentemente affidabile e professionale; che gestisci le cose con cura. 

Branding visual identity sui social

Le operazioni sui social network sono un capitolo ampio e delicato nella strategia di branding di un'azienda. All'interno del brand book fornito dal graphic designer dovresti trovare ben esposte le regole in base alle quali combinare gli elementi visivi del brand da condividere sui social.

Si tratta di font, colori, logo e altri elementi essenziali che non possono essere negoziabili. Certo, può capitare che un font o un colore ufficiali non siano particolarmente adatti alla comunicazione sui social. In questo caso si può optare per la scelta di alternative, ma sempre dopo aver chiesto la consulenza ad un graphic designer esperto che sappia suggerirvi quale font o colore secondario scegliere senza tradire l'anima del brand. 

Le scelte visive impattano sullo stile di comunicazione. Ogni brand sceglie il proprio tone of voice, ma la verità è che ogni social richiede a sua volta un proprio tono di voce. Le creatività devono assecondare ed esaltare questa specificità. Pertanto, su LinkedIn funzionano infografiche o elementi geometrici che giocano con il logo aziendale, mentre su Instagram possiamo scegliere immagini evocative, un po' più libere dagli elementi grafici. 

D'altro canto il lavoro di un graphic designer che si occupa del tuo brand non finisce qui. Per ogni singolo social deve ideare diversi formati grafici, in funzione delle rubriche che costituiscono il piano editoriale. Dove posizionare il logo? Come integrarlo con il contenuto? Come trattare il testo? Che tipo di immagini usare? È il caso di inserire mappe, illustrazioni, sistemi di icone? Sono molte le domande che emergono nella definizioni di ogni singola grafica.

Insomma, il coordinamento è un punto di forza per ogni brand. Inoltre, se una regola vincolante nella visual identity non può funzionare su un canale strategico decisivo come sono oggi i social, forse è arrivato il momento di rivederla. L'esempio più semplice: se il tuo logo aziendale non viene visualizzato bene sui social, allora forse dovresti rivedere il marchio e non la tua presenza online. 

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Scopri tutte le ragioni per fare il restyling di un logo!

La brand identity di un’azienda consiste nel modo in cui essa si presenta ai propri clienti; o meglio nella maniera in cui desidera essere percepita dal pubblico. Questo discorso vale dalla piccolissima impresa ai brand famosi. Una strategia per l’identità di marca ben studiata chiama a raccolta tutti gli elementi che aiutano a convogliare i valori dell’azienda e i giusti messaggi verso il target prescelto. Nome, logo, mission, stile comunicativo, prodotti, modello di business, prezzi, pubblicità e rapporto con i clienti concorrono tutti insieme a definire la brand identity di un’azienda.

L’attività di branding non finisce lì. Come fosse un organismo in continua evoluzione, una marca risente dei cambiamenti del mercato, delle nuove abitudini dei consumatori e talvolta degli eventi (pensiamo al momento storico che stiamo vivendo con il Covid-19 e alle ricadute che avrà sul brand management!). Insomma, non basta creare un brand: bisogna curarlo anche nel corso del tempo. E a farlo bene, può capitare anche che la parola “coca-cola” diventi una delle più famose al mondo o che per mantenere l’esclusività del brand un certo signor Vuitton bruci le rimanenze dei propri tessuti. Ma scopriamo cinque curiosità sui brand famosi legate alla loro nascita o alla loro popolarità.

Adidas vs. Puma: questioni di famiglia

Adidas Puma Logos

Adidas e Puma, nell’olimpo dei brand famosi di abbigliamento sportivo, nascono da un’acerrima rivalità tra i fratelli Adolf e Rudolf Dassler. Negli anni ’30 le scarpe divennero popolari sia perché i Dassler furono tra i primi a creare modelli differenti per corse di fondo e sprinter, che per le 4 medaglie d’oro ottenute da Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino con un paio di Dassler ai piedi.

Scoppiata la guerra Rudolf partì per il fronte, mentre Adolf convertì la fabbrica per la produzione di bazooka da fornire all’esercito tedesco. La scelta di Adolf incrinò irreversibilmente il rapporto tra i due fratelli, tanto che Rudolf fondò la RUDA nel 1948, una propria compagnia di calzature sportive che presto rinominò PUMA. Subito Adolf rispose tornando alla produzione di scarpe per fare concorrenza al fratello, utilizzando anche lui le iniziali del proprio nome; fondò così l’ADIDAS.

Negli anni successivi i due fratelli trasformarono la rivalità in battaglie all’ultima campagna pubblicitaria. La rivalità tra i due brand si estese all’intera cittadina, tanto che erano evitati i matrimoni tra persone che lavoravano in Puma e Adidas; inoltre nei pub fedeli a un marchio ci si rifiutava di servire da bere a chi indossasse prodotti del brand rivale.

Insomma, un caso esemplare di quanto la community possa fare propri i valori di una marca e viceversa, quanto l’elemento umano possa essere all’origine di un brand.

Lacoste: il primo logo reso visibile

René Lacoste

Chi non conosce la polo con il coccodrillo verde? Ma da dove nasce questo accostamento e perché è il marchio di eccellenza legato al tennis? Nel 1923, il giovane prodigio del tennis René Lacoste fu sfidato dal capitano della squadra, il quale promise che gli avrebbe regalato la valigia in pelle di coccodrillo adocchiata nella vetrina di un negozio, solo se avesse vinto il difficile match all’orizzonte. Quale credete sia stato l’esito della partita? Sbagliato. René perse, ma la sua determinazione da coccodrillo fu così manifesta che un giornalista americano gli attribuì questo soprannome.

Nel 1927 lo stilista Robert George disegnò l’iconico coccodrillo che sarebbe diventato il famoso logo. Innanzitutto finì ricamato sui blazer di René, poi la posizione sul cuore fu estesa a tutte le polo del brand che per la prima volta rese visibile un logo sul capo d’abbigliamento.

Apple: le 9:41 che cambiarono il mondo

Se siete appassionati di tecnologia, probabilmente ci avete fatto caso: durante tutti i lanci promozionali degli iPhone, lo schermo degli smartphone della Apple riporta sempre l’orario 9:41. Coincidenze? Io non credo; anzi è proprio così. L’orario preciso non è stato scelto a caso e è legato ad un episodio del 9 gennaio del 2007 che ovviamente vide per protagonista Steve Jobs.

In quel fatidico giorno il fondatore di Apple organizzò la conferenza stampa di presentazione dell’iphone. Si trattava del lancio del prodotto che avrebbe rivoluzionato il mondo della telefonia mobile. L’inizio del suo discorso era previsto per le 9 del mattino e finì esattamente 41 minuti dopo. Alle 9:41 Steve Jobs terminò la presentazione e proiettò sullo schermo le prime immagini del nuovo dispositivo realizzato a Cupertino. Insomma fu un momento simbolico, che viene puntualmente celebrato da Apple ogni volta sia presentato alla stampa un nuovo modello della serie.

D’altronde un brand non è solo un logo, bensì una visione del mondo nella quale identificarsi e che con il tempo costruisce attorno a sé una simbologia che diventa “sacra” a tutta la community. D’altra parte, provate a suggerire ad un affiliato iOS di passare ad Android!

Pepsi: dalla guerra con la Coca Cola alla Guerra Fredda

Pepsi fu il primo prodotto occidentale commercializzato nell’URSS. Nel 1959 il Presidente Eisenhower desiderava che anche i cittadini dell’URSS conoscessero lo stile di vita americano. Per questo organizzò l’Esposizione Nazionale Americana a Mosca, cui partecipò il vice presidente Richard Nixon. Nixon e Khrushchev (Nikita Sergeevič Chruščëv) discussero molto sui vantaggi dell’american way of life, tanto che il russo cominciò a sudare freddo. Al vice Presidente Marketing Pepsi non sfuggì il particolare e offrì a Khrushchev un bicchiere di Pepsi. La foto scattata fece il giro del mondo, trasformando il gesto nella migliore operazione di marketing mai realizzata dalla Pepsi, che divenne così uno dei brand famosi più popolari nel mondo.

Evidentemente Donald Kendall voleva proprio che la Pepsi entrasse in URSS e nel 1972 riuscì nel suo intento, ma l’accordo prevedeva un pagamento in vodka, dal momento che il rublo non poteva essere convertito. Crollato il muro, nel 1989 il rinnovo del contratto fu pagato con: 17 sottomarini, 1 incrociatore, 1 fregata e 1 cacciatorpediniere. Pepsi divenne così la sesta potenza militare al mondo.

In questo caso forse non è neanche necessario sottolineare quanto un brand possa influenzare gli equilibri di una guerra. E non stiamo parlando di quella con la Coca Cola a colpi di advertising, ma di minacce economiche tra USA e URSS.

Starbucks: da Moby Dick al frappuccino

Pochi sanno che il nome della più famosa catena di caffè al mondo, Starbucks, fu ispirato dal celebre romanzo Moby Dick. infatti il primo ufficiale della baleniera si chiamava Starbuck. Ovviamente anche il logo omaggia gli affascinanti scenari marini del racconto d’avventura, mantenendo sempre ben visibile l’immagine di una sirena nonostante le tre operazioni di rebranding.

E a tal proposito: Scopri quando è necessario fare il restyling di un logo.

D’altronde i tre fondatori del famoso brand non avevano nulla a che fare con il caffè, ma piuttosto con il romanzo Moby Dick di Herman Melville; infatti si trattava di un insegnante di storia, un insegnante di inglese e uno scrittore diventato poi pubblicitario. Starbucks è riuscito a realizzare un brand così coinvolgente per i suoi clienti, a partire da iconici prodotti come il “frappuccino”, da essere stato il primo a raggiungere il traguardo dei 10 milioni di Like su Facebook.

Vuoi scoprire tutti i segreti dell’evoluzione del brand Starbucks?

La situazione attuale ha accelerato la trasformazione digitale che coinvolge società, business, comunicazione in termini di strumenti, piattaforme e web design. Non avremmo mai immaginato un'evoluzione talmente repentina e travolgente da configurare scenari inediti e decisamente sfidanti anche per le aziende. Il digitale mette a disposizione gli strumenti e i canali giusti per compensare l'eventuale riduzione delle vendite offline con una presenza sul web solida e strategica volta ad affrontare la situazione post-pandemica.

Per questo rimodellare l'esperienza digitale sarà fondamentale per supportare e rafforzare il tuo business, senza mettere a rischio la tua marca. Il sito web rappresenta il primo passo per entrare in sintonia con i "nuovi" consumatori, adattandosi alle nuove esigenze del momento e alle abitudini che segneranno anche il periodo post-Covid.

Nuovi scenari per il web design in era Covid-19

Oggi più che mai devi ascoltare il tuo target e capire cosa pensa, cosa vuole, cosa fa e come lo fa. Le aspettative dei tuoi clienti devono essere messe al centro delle strategie post-pandemia, le quali dovranno puntare a costruire un rapporto empatico con loro ma allo stesso tempo funzionale al tuo business, ovviamente.

Non dimenticare che a partire dai lockdown che a macchia di leopardo hanno caratterizzato l'Europa e in particolare l'Italia, le persone hanno sviluppato maggior confidenza con app, e-commerce e altri generi di servizi online. Molte aziende vedono questa come un'opportunità per la progettazione di un sito web o per rinnovare l'aspetto e il funzionamento quello esistente. E non si sbagliano. Non è un caso se i servizi di web design stanno ricevendo un aumento significativo della domanda. Ma in cosa consistono le risposte, o potremmo quasi dire la "filosofia" che il web design sta fornendo alle aziende in questo momento critico?

User Experience Claudio Troisi

Il web design deve rispondere a nuovi bisogni degli utenti

In questi tempi di incertezza e instabilità gli utenti ricercano fiducia e affidabilità, ricordando in tempi migliori di come le aziende abbiamo reagito e comunicato durante la crisi. Da un altro punto di vista, potremmo dire che le persone ricercano una certa vicinanza da parte dei brand, ancor più oggi che il distanziamento sociale impone la lontananza. Di nuovo, gli utenti ricorderanno delle politiche dei brand e di quanto siano stati in grado di mostrarsi vicini ai propri clienti.

Quest'ultimo punto ci introduce alla vera questione che voglio affrontare in questo articolo. Quando le possibilità di interazione sociale sono ridotte, lo spazio web deve diventare ancor più eloquente, piacevole ed empatico. Per tale ragione dovresti ripensare la comunicazione visiva del tuo sito per consolidare la tua presenza web.

Parallelamente dovresti poi progettare una User Exprience fluida e intuitiva per rendere quello stesso spazio web anche funzionale; infatti devi fare in modo che tutte le esperienze e i servizi offerti dal tuo brand siano fruibili digitalmente... ma questa è un’altra storia e ne parleremo in un altro articolo.

Tendenze del web design in risposta al Covid-19

La comunicazione visiva ha un impatto immediato sulle persone. Ecco perché bisogna assicurarsi che abbia un'influenza positiva. Questo è ovviamente uno degli evergreen del marketing cui gli esperti del settore hanno sempre strizzato l'occhio. Ma oggi non è solamente un fondamento "strategico"; a causa del momento storico è diventata un'esigenza emotiva, psicologica e sociale tangibile. Anche l'estetica del web deve rispondere a questa richiesta universale di positività, unita alla propensione al minimalismo. Ma vediamo nello specifico queste tendenze.

Approfondimento

Perché pensare ad un rebranding post-Covid19

Estetica del web design post Covid-19

L'estetica del tuo sito web, unita alla sua usabilità e alla fluidità della User Experience, ne determina la capacità attrattiva nei confronti degli utenti (i tuoi futuri clienti, non dimenticarlo!). Di conseguenza il design visivo è importante tanto quanto lo UX Design.

Uno degli strumenti visivi più potenti ed evidenti nel web design è l'uso sapiente della psicologia del colore. Questo concetto è alla base del neuromarketing: una nuova disciplina che mette al centro i processi inconsapevoli nella mente dei consumatori che ne influenzano le scelte d’acquistoAd esempio, il verde è un colore freddo che produce un effetto calmante, mentre il rosso cattura l'attenzione, ma allo stesso tempo non trasmette di certo tranquillità! Un web designer esperto sa sicuramente consigliarti una palette di colori, armoniosa e conciliante, che rispetti però la natura della tua attività e la tua immagine aziendale.

Ancora non lo sai? Scopri cos'è l'immagine aziendale

Ma l'estetica non riguarda solamente i colori. Un'immagine racconta più di mille parole e scegliere quella sbagliata o del tutto fuori luogo, magari in homepage, potrebbe spingere gli utenti ad abbandonare il tuo sito a piè pari. Possono essere foto, illustrazioni o infografiche, scegliere immagini accattivanti che supportino e semplifichino la comunicazione visiva della tua marca è fondamentale.

Web design e minimalismo dopo il Covid-19

Secondo uno studio di Stanford, il 75% dei consumatori affida la propria valutazione di un'azienda dal design del suo sito web e anzi il 94% dei feedback negativi ricevuti da un sito web cita i suoi elementi di design.

Parlando di estetica, abbiamo detto che trasmettere positività è uno dei dogmi del marketing. Parlando ora di design, possiamo dire che il minimalismo sia un must della comunicazione efficace. Infatti una pagina senza troppi orpelli permette di trasmettere il messaggio principale senza distrazioni e allo stesso tempo mantiene l'attenzione degli utenti sul prodotti e servizi del tuo marchio.

Per me la pulizia e la simmetria sono le basi per una corretta progettazione, in quanto creano armonia ed equilibrio. Ma in realtà semplicità e simmetria, sono logiche di composizione assecondate dal gusto popolare già da qualche anno. Tuttavia il senso di precarietà e il bisogno di fonti affidabili che il Covid-19 ha insinuato nelle persone si sposa perfettamente con una concezione minimalista. Un sito web di successo deve oggi fornire informazioni chiare e sintetiche, in maniera immediata e ordinata.

In linea con questa riflessione è l’osservazione che il bilanciamento tra spazi pieni e spazi vuoti, principio fondamentale di composizione e progettazione, incontra sempre più il favore degli utenti; infatti la leggibilità del testo è fondamentale per la buona considerazione da parte dei clienti. Soprattutto da smartphone, l’alternanza armoniosa di spazi e testo o immagini aiuta ad orientarsi con ordine e pulizia tra le numerose informazioni fornite. In aggiunta, un web design minimalista riduce i tempi di caricamento, fatto fondamentale per fronteggiare la pochissima pazienza degli utenti. Non è un caso se anche Google sta considerando di inserire il minimalismo nei suoi algoritmi di ranking.

Insomma, se ancora non ti ho convinto sul bisogno di rivedere il web design della tua azienda, vedila così: avere un sito aziendale che controlla ogni elemento e funzionalità in termini di design, estetica e funzionalità attirerà o tratterrà un maggior numero di utenti, assicurandoti un maggiore ritorno sull'investimento.

Ma prima ancora di rivolgerti ai tuoi clienti, comunica appropriatamente con i tuoi dipendenti.


Perché il brand management post-Covid parte dalla comunicazione interna

La pandemia ha rivoluzionato il modo di comunicare. In un articolo precedente ti ho già raccontato di come i nuovi valori e gli inediti bisogni dei consumatori possano rappresentare la giusta spinta verso un'operazione di rebranding. Ripensare la tua immagine aziendale, i valori e i messaggi che vuoi comunicare non è tanto una mossa strategica, quanto una scelta necessaria per assestarti nel "nuovo mondo" post-Covid, il quale richiede alle aziende empatia e affidabilità. Ma oggi più che mai un'attività di brand management deve dimostrare la stessa umanità che riserva ai clienti anche ad un altro target: quello dei propri dipendenti. Perciò in questo articolo voglio raccontarti perché partire dalla comunicazione interna per ottenere una brand identity credibile ed efficace post-Covid.

Approfondimento

Cosa ci insegna il Covid-19 sull'importanza del rebranding

Nel momento in cui sto scrivendo, e probabilmente stai leggendo, ancora non possiamo propriamente parlare di "post" pandemia. Siamo ancora in piena emergenza e forse proprio questo offre il giusto tempismo per intraprendere dei cambiamenti. D'altronde aggiustare il tiro della tua comunicazione interna adesso avrebbe più senso, godrebbe di una maggior risonanza e dimostreresti di gestire un'azienda al passo con i tempi, che sa ascoltare i bisogni dei propri dipendenti... senza scoppio ritardato. E già queste ragioni dovrebbero bastarti per convincerti a prendere subito in mano le redini del brand management della tua impresa. Ma nel caso non fossero argomentazioni sufficienti, continua a leggere.

L'importanza del brand management interno per la comunicazione esterna nell'era post-Covid19

Non ti stupirà sapere che il ruolo strategico della comunicazione interna è sostanzialmente cresciuto durante la pandemia. Paradossalmente (ma forse neanche troppo, anzi) al distanziamento sociale e allo smart working è corrisposto un incremento delle strategie elaborate da parte delle aziende per mantenere vivi e proficui i flussi di lavoro. Alcune abitudini maturante tenderanno probabilmente a consolidarsi, come la digitalizzazione degli strumenti e una maggior attenzione all'umanità. Proprio quest'ultimo punto è il nodo focale intorno al quale dovrebbe concentrarsi una strategia di brand management volta al futuro.

Infatti la consapevolezza che i propri dipendenti siano in tutto e per tutto persone, con gli stessi bisogni di rassicurazione ed empatia che hanno i clienti finali, è il punto di partenza per rivedere i valori aziendali da sposare e promuovere. Questo ci fa capire come un'efficace comunicazione interna possa dare un notevole contributo alle strategie di brand identity anche rivolte all’esterno. Ecco perché in un'ottica di brand management è fondamentale partire dai propri dipendenti, diventando riconoscibili e portatori di valore ai loro stessi occhi, anche a partire da un'immagine aziendale distintiva.

Perché cambiare la comunicazione interna nell'era del Covid-19?

In questi mesi la maggior parte delle attività hanno dovuto rivedere, non solo il proprio business, ma anche il piano comunicativo; e non solamente il proprio piano comunicativo rivolto ai clienti, ma anche quello destinato ai propri dipendenti. Per questi ultimi non è stato facile adattarsi a nuovi ritmi di lavoro, a nuovi protocolli e talvolta addirittura a nuovi modelli di business. Una comunicazione chiara, esaustiva, rassicurante e motivante è quanto mai necessaria per portare avanti l'ecosistema aziendale.

Non solamente il lavoro da remoto ha reso difficile monitorare buone pratiche e comportamenti virtuosi; il lavoro da casa ha allentato soprattutto le relazioni personali annullando i momenti informali all'interno dell'ambiente di lavoro che creano di fatto l'unità del team. Di conseguenza le aziende tentano di colmare tali vuoti attraverso una comunicazione strategica tempestiva e flessibile, che associ l'informazione operativa a contenuti emotivi e motivazionali, attraverso format grafici riconoscibili, per rafforzare il senso di appartenenza all'azienda e agli obiettivi comuni. In poche parole: la brand reputation parte dagli stessi dipendenti.

Il potere del colore nel branding

Su quali elementi puntare per il brand management interno? Contenuti, tone of voice e resa grafica

I contenuti hanno ovviamente la priorità, non solo a livello di informazioni ma anche di tono di voce e formati grafici. La situazione richiede infatti di riformulare un piano di contenuti adeguato alla realtà dell'emergenza, votato ad intenti divulgativi o motivazionali. Le informazioni che dovresti condividere con i tuoi collaboratori hanno a che fare con le regole di comportamento per tutelare la salute, la governance attivata dall'azienda per affrontare la crisi, i provvedimenti presi in merito all'organizzazione interna o il vademecum del bravo smartworker. Ma non solo. Abbiamo più volte parlato di "umanità" che l'azienda deve mostrare nei confronti dei propri dipendenti e di quei momenti di convivialità d'ufficio interdetti dal distanziamento sociale. Bene, una buona operazione di brand management interno cerca di creare spazi digitali di condivisione o argomenti stimolanti che esulino dalle questioni strettamente lavorative.

Nonostante l'empatia sia la modalità comunicativa da adottare, il tono di voce dovrà mantenere un'aura di autorevolezza per trasmettere competenza e rassicurazione. Infatti, nell'ottica di una strategia di brand management, l'azienda deve rafforzare il proprio ruolo di leadership. Rivolgendosi ai propri stessi dipendenti, un brand deve convogliare un senso di comunità e di appartenenza che vada oltre l’organizzazione aziendale ma rafforzi obiettivi comuni e coesione del team. Ma come comunicare tutto questo bagaglio di informazioni, messaggi e valori? Attraverso una studiata comunicazione visiva.

Qual è il ruolo della comunicazione visiva nel brand management?

I contenuti sono certamente la questione centrale, ma in un momento di generale rivoluzione comunicativa la modalità visiva attraverso cui vengono trasmessi non è secondaria. Con l'emergenza le persone hanno maturato un forte bisogno di chiarezza e sintesi nel ricevere informazioni. Se poi guardiamo al target particolare, scopriamo che i tuoi dipendenti si trovano già alle prese con dinamiche di lavoro aliene: costringerli a dover pure decifrare documenti non è poi molto "umano"!

Le vie di comunicazione possono essere diverse, a seconda della strategia di comunicazione interna elaborata e della frequenza di utilizzo dei diversi team. Email, intranet, blog, chat di gruppo e piattaforme come Teams offrono strumenti e impongono limiti diversi. È necessario creare formati grafici che si adattino ad ogni singolo canale comunicativo per ottimizzare la diffusione di un contenuto.

Approfondimento

Il valore comunicativo di un'infografica

Le scelte visive sono dunque decisive e non secondarie ai dati da trasmettere. Pensare che le immagini possano rendere più “leggibili” documenti, dati e informazioni altrimenti ostici è fondamentale per comunicare chiaramente e soprattutto ovviare ai parecchi materiali aziendali strategici che spesso,non percepiti come tali, vengono cestinati.

Approfondimento

Hai mai sentito parlare del "brand book"?

Per migliorare l’immagine e la percezione che i dipendenti hanno del tuo brand è importante curare anche i dettagli. Ricorrere ad un'identità visiva aziendale univoca e ricorrente, ma allo stesso tempo flessibile in base al genere di contenuto, ti permette di presiedere la mente stessa dei tuoi collaboratori in maniera positiva, rafforzando il loro senso di appartenenza e il desiderio di unirsi alla tua mission.

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